Denti, la vendetta della “figa” al cinema

Pubblico e critica divisi a metà, nonostante il premio al Sundance Festival. Denti di Mitchel Lichtenstein (figlio del profeta della pop art) non è il banale teen movie che tutti pensano. E’ una sfuriata grottesca in stile horror per focalizzare il rapporto complicato tra adolescenti e sesso, sulla scia di un surrealismo che fa un baffo a Dalì, di uno splatter che stuzzica i primi film dei Cohen, di un vangelo di citazioni da far impallidire Tarantino (Evviva “Psycho” e “L’invasione degli ultracorpi”). A casa mia il sesso era un tabù: io e il mio compagno di banco delle medie ci siamo chiesti se le ragazze rosse avessero una peluria rossiccia! In una mattina di giugno ne abbiamo spiata qualcuna da sotto il banco e ci siamo dati una risposta. E se la “rossa” dei nostri sogni proibiti avesse avuto una vagina dentata? Al diavolo i falsi moralismi e le repressioni da scuola clericale: ci sarà pure una volta che sesso e sentimento si incontrano in un maledetto giorno speciale! E se questo non accade, ben venga la protesta della “figa”, sbandierando femminismo a più non posso. Ben venga la vendetta di Dawn (Jess Weixler è la biondina con cui tutti avremmo voluto passare una notte proibita da liceali) contro il dilagante arrapamento degli uomini di qualsiasi età e quell’assassino maschilismo che ancora mercifica il corpo della donna, annichilendo l’universo femminile. “Luisa, non è che stasera mi fai brutti scherzi? Magari ce l’hai cariata…”. Non è una citazione del film, ma la battuta cult del mio vicino di posto alla sua amorosa!

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