Eroe, darsi fuoco per finire su Youtube?

fuoco150A Torino due adolescenti si sono dati fuoco con la benzina per finire su YouTube. Non avevano in mente alcun gesto eroico o ideologico, bensì la brama di diventare eroi della rete. L’amico era pronto a riprenderli con un telefonino e a caricare il video sul social network. La vicenda è drammatica perché in giro si moltiplica un isterismo da reality show, traslocando dalla televisione ad Internet. Molte insoddisfazioni dei bassifondi della vita privata si insediano appena siamo davanti al pc. Per alcuni è all’ordine del giorno seguire la vita privata di sconosciuti o conoscenti, curiosando su Facebook o Twitter. Ci dà veramente soddisfazione far parte di una combriccola virtuale, in continua espansione, a cui dobbiamo raccontare i fatti nostri per sentirci reucci e reginette del web? Tornando alla vicenda dei due studenti ustionati, ma fuori pericolo, mi viene da fare un appello ai genitori e ai professori, che dovrebbero tornare ad essere “educatori” e non propagatori di “sterili nozioni”. I nostri ragazzi non hanno ancora compreso il significato di “eroe” perché sono accecati dai miti fasulli di questi giorni grigi. Basta fare zapping in tv e ce ne sono davvero a bizzeffe. Cosa facciamo per arrestare questa tendenza? I miei eroi erano altri. Ne ho ritrovato uno ieri sera, a luci spente nel mio soggiorno. Mentre Giorgio Gaber cantava un gioiello del suo teatro-canzone, mi è tornato in mente il nostro ultimo incontro. In quel camerino di un teatro avevo capito che gli eroi non esistevano soltanto nei libri di storia, ma anche nella realtà di tutti i giorni.  

Passaparola