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Grande Fratello 11: che noia, che barba!

Fare zapping è uno slalom pericoloso oggigiorno. Se non becchi gli ultimi aggiornamenti dell’horror reality di Avetrano o il sexy-gate di Ruby, incroci la Marcuzzi e il Grande Fratello 11. In quel caso sei davvero spacciato. L’edizione 2011 è appena partita e già mostra i segni del tracollo. Il telespettatore medio è avido di siparietti trash, ma non è più stupido. Si è convinto, o almeno è sulla buona strada, che certi passaggi delle sceneggiature del GF non fanno più gola a nessuno: Norma gioca a fare la lesbica e il popolo della tv inorridisce; il litigio da cortile di Guendalina e Angelica è così banale da far spegnare la tv pure alla zia Giuseppina, che in passato avrebbe svenduto il marito per una puntata del reality-show di Canale 5.
Tuttavia, il personaggio più inquietante della “Casa più amata dagli italiani” è Giuliano. Sarà forse perché è la copia fatta male di Malgioglio con quel ciuffo sbottonato, sarà forse perché di professione fa il gigolò. Niente da dire, una professione come un’altra, visto che nel “Belpaese delle escort facili” si fa di tutto per arrotondare lo stipendio con la crisi che c’è.
Tuttavia, non ho capito se Giuliano Cimetti vuole imporsi come il prototipo del “precario” in Italia. Se così fosse, meglio darsi da fare per trovare un lavoro stabile, pur di non sentirsi dire: “Ehi, ma tu il ciuffo sconcio non ce l’hai come il gigolò del Grande Fratello?”. Fare zapping è uno slalom pericoloso oggigiorno. Si corrono troppi rischi, incluso quello di incontrare la Clerici che fa la baby-sitter dall’Auditorium della Rai di Napoli.

Stefano di X Factor: “Le parole non contano, ma conta la musica!”

Qualche volta succede che “le parole non contano, ma conta la musica”. E’ una rarità che accada sotto i riflettori di un realty show. Le parole pronunciate da un balbuziente sono come pagine di un quaderno, strappate da suoni prolungati e riscritte da una ciurma di ripetizioni involontarie. Per diamine, lo avremmo avuto almeno una volta nella vita un amichetto affetto da questa “malattia della parola”! Vederlo lì in un angolo, emarginato dalla prepotenza degli altri compagni di giochi, ci stritolava il cuore.
La musica ha riscattato la parola e così l’esibizione di Stefano Filipponi nella seconda puntata di X Factor è stata una delle cose più emozionanti che la tv generalista ci abbia regalato negli ultimi tempi. Nell’interpretazione della dolcissima Quanto t’ho amato di Roberto Benigni, l’aspirante cantante di Macerata ha dimostrato che l’emotività può rimbalzare sui tecnicismi, mettendo a tacere chi come noi fa il difficile e l’arrogante mestiere di valutare un interprete o una canzone. Ha fatto bene il giudice Ruggeri a non pronunciarsi sulle imperfezioni, perché ogni commento sarebbe stato fuori luogo o sindacabile.
Stefano è riuscito a rincollare i pezzi di quel quaderno strappato in un canto che si è innalzato a “cantico”, con il supporto di un sobrio istrionismo che apparteneva ai grandi artisti circensi e da strada, e non di certo a questo equipaggio di buffoni che affolla il piccolo schermo nell’epoca del digitale terrestre. Quanto t’ho amato è una delle dichiarazioni più sincere da donare alla propria donna. Quel cantico non ha libertato Stefano Filipponi dalle sue balbuzie, ma noi, prigionieri di un paroliere che non sa più comunicare emozioni, perchè sottomesso alle dure leggi di un nuovo linguaggio: quello che ha fatto naufragare la semantica dell’anima dietro il rebus dell’apparire a qualunque costo.

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Sei proprio un Taricone! Chi glielo dice a Sophie che papà non c’è più?

Vallo a dire ad una bambina di 6 anni che papà se n’è andato per sempre. Se avesse sbattuto la porta dopo l’ennesimo litigio con la mamma, potrebbe pure starci. Si troverebbe un modo fiabesco per far capire alla bimba che il papà non ha resistito, ha conosciuto un’altra, si è innamorato e non avrebbe potuto più farne a meno, perché di fronte ai sentimenti veri è solo da vigliacchi tirarsi indietro.
Tuttavia, questa non è la mala sorte che ha baciato la piccola Sophie: il papà è Pietro Taricone e non è stato lui a sbattere la porta di casa. Ha fatto un incredibile volo, senza sapere che quello sarebbe stato l’ultimo, in un’altra direzione, forse verso quella terra dei sognatori che molti di noi ci ostiniamo a chiamare Paradiso.

Gli amici pensavano che il destino di Pietro fosse restare il ragazzo di provincia, quello che gioca a fare lo sbruffone fuori al bar del paese assieme alla combriccola. Gli dei beffardi ci hanno messo del loro e gli hanno fatto assumere le sembianze del divo della nuova televisione: il coatto simpaticone del reality show, in quella memorabile prima edizione di Il Grande Fratello. Altro che latin lover.
Pietro Taricone aveva sotto la camicia di forza quella rozzezza tipica del Sud Italia, che nascondeva il cuore e quella semplicità di cui il Bel Paese vuole privarsi giorno dopo giorno. Poco importa se sia diventato un fenomeno da rotocalco del primo decennio del nuovo millennio; poco importa se sia stato l’attore di serie C del nuovo star-system confusionario; poco importa  se gli intellettuali lo giudichino il ragazzotto che ha inseguito l’apparire mettendo da parte la sostanza dell’essere. Forse era proprio il contrario, nonostante lo sfottò era diventato per tutti “Sei proprio un Taricone” come per dire “sei un grezzo e sbruffone”.

Cara Sophie, ti diranno che tuo padre non tornerà più. E’ un’idiozia. Non lo cercare nei vecchi filmati televisivi, nelle gaffe finite su YouTube, nei ritagli da gossip che qualcuno raccoglierà per te. Cercalo nei piccoli paesi del Sud Italia, nella semplicità della gente, nei percorsi che testimoniano la vera parabola della vita: conta l’essere e non l’apparire.
Ed oggi, Sophie, voglio togliermi questa maledetta giacca e cravatta, amplificare la mia cadenza di terrone, inzozzarmi le mani con panino e mortadella, sorseggiare un buon bicchiere di vino e sentirmi insultare: “Sei proprio un Taricone”. Oggi ho capito che assomigliare a tuo padre non è un insulto, ma l’innocente orgoglio di noi Meridionali, che non vogliamo privarci delle nostre radici.

Italia’s got Talent e le lacrime di Gerry Scotti

Nel 2002 Francesco Renga ha presentato a Sanremo Tracce di te, una canzone intensa dedicata alla madre. Intensa sì, ma non strappalacrime. Quanti se ne ricordano?  Chissà se ascoltandola, Gerry Scotti si sarebbe commosso così com’è accaduto nell’ultima puntata di Italia’s Got Talent. Lo abbiamo capito che il Belpaese, insoddisfatto da come vanno le cose dalle nostra parti,  vuole nutrirsi di storie commoventi per mandar giù le insoddisfazioni. Qui non è questione di canzone – Perchè (Io) credo è destinata a diventare il tormentone musicale dei prossimi mesi –  ma della storia che c’è dietro: un aspirante cantautore, Federico Fattinger, il dolore per la perdita improvvisa della madre e una voce allenata a  far vibrare le corde nazional-popolari. Cosa volete di più dai palinsesti tv? Il popolo del reality deve farsene una ragione perchè l’Isola dei famosi 7 e il teatrino dei suoi selvaggi inquillini interessa di meno. E il sospiro di sollievo arriva sì o no? Dove sta il sollievo, nelle lacrime di Gerry o nella mazzata dello share per Simona Ventura?

Grande Fratello, Mauro Marin e l’arte del salumiere

Fino a qualche settimana fa pensavo che l’arte del salumiere fosse quella di affettare bene prosciutto e salame. Poi mi sono ricreduto quando ho chiesto tre etti di mortadella e al banco di salumeria mi hanno pesato sulla bilancia “300 grammi” giusti. Caspita, mi sono detto, non sarà mica botta di culo come quella di Mauro Marin, il vincitore della decima edizione del Grande Fratello? Detestato dai compagni di sventura della misteriosa casa e salvato in corner dal famigerato Televoto (tutti lo odiano, ma alla fine tutti lo giustificano!), Mauro mi ha riportato in un flashback remoto, ai tempi dei Tariconi e delle bagnine ossigenate come Cristina. Anche loro costruiti a tavolino, si intende, ma almeno portatori di quella sfacciataggine che li rendeva più reali. Effetto “nostalgie” da prima edizione?  Sarà che non sono bipartisan, ma i salumieri mi stanno simpatici e avrei detto il contrario se nella casa ci fosse stato non so, un tassista o un ausiliare del traffico! Mauro del Grande Fratello è così grezzo e ruspantino da sembrare un verace “terronciello trevigiano”, che spero sappia affettare bene i salumi. Patti chiari e amicizia lunga: del Grande Fratello ne posso fare a meno, ma di una rosetta calda con la mortadella no! Mi resta un’inquietudine. Se avessi fatto un figlio nel 2000, oggi avrebbe la stessa età del reality show di Canale 5. Magari sarebbe stato figlio di una mamma con la psicosi da GF, che gli avrebbe detto: “Stasera a letto presto perchè devo capire come va a finire nella Casa”. I miei non mi hanno mandato mai a letto presto per un egoismo da tubo catodico. Anzi mio padre fingeva di coricarsi per farmi addormentare con una delle sue fiabe strampalate, inventate al momento. Ed è forse per questo che i Marin mi piace incontrarli tutti i giorni in salumeria, piuttosto che vederli scornarsi con gli altri inquilini nel regno del Grande Fratello! 

Caccia ai trans, dalla politica al Grande Fratello

Donna/Uomo

Rosario PipoloL’Italia ha i suoi vizi e le sue virtù. Dopo il caso Marrazzo, pare che il vizietto si sia spostato dalle escort ai transessuali. Così nell’ultima settimana la parola “trans” è stata molto ricercata su Google ed incuriosisce gli italiani pettegoli del web. Natalie, il trans incriminato nel video con l’ex governatore del Lazio, è diventato/a una vera star della rete. Uno schiaffo alla crisi dell’Italia: qui le famiglie non riescono ad arrivare a fine mese e poi scopriamo che queste folli prestazioni sessuali hanno costi da capogiro, anche 5.000 euro! I nodi vengono al pettine e così veniamo a sapere che Natalie non aveva il suo bel permesso di soggiorno. Niente paura perchè adesso scatta “il sentimentalismo di solidarietà”  di chi vede i trans vittime di “sfruttamento”. Alla faccia dello sfruttamento! Passando dal web alla tv, ci hanno pensato gli autori del Grande Fratello a dare continuità all’argomento: nella casa del reality di canale 5 c’è un trans, ma è ancora un mistero su chi sia. I blog viaggiano alla velocità della “rete” e non del “tubo catodico”: così davidemaggio.it fa cadere i sospetti su Gabriele Belli, che da bambino si sarebbe chiamato Elettra. In attesa della comunicazione ufficiale, mi domando: è questa l’ennessima scorciatoia per rompere la monotonia del Belpaese tra vizietti o copioni da complotti?

Grande Fratello 9, non sparate contro Ferdi!

ferdi150A parte la prima edizione, mi sono sempre rifiutato di guardare il Grande Fratello. E non voglio neanche sprecare queste poche righe a disposizione per spiegare il perché. A buon intenditore poche parole. Tuttavia, la vittoria di Ferdi, il ragazzo montenegrino con una triste storia alle spalle, mi porta a qualche considerazione. Si sa che gli autori del reality show della Endemol ne sanno una più del diavolo.  Il colpo grosso di uno scaltro sceneggiatore è quello di non perdere mai il contatto con la realtà. Quale migliore ispirazione di un fatto di cronaca di ieri o di oggi?  Arrivo da clandestino nel nostro Paese, rifiutato dal padre e abbandonato dalla madre, una riproposta da romanzo d’appendice in stile balcano. Così questa vittoria inaspettata commuove l’Italia del tubo catodico, che ha trovato una buona occasione per lavarsi le coscienze. All’estero ci dicono che siamo diventati “razzisti”. E così metteremo una foto di Ferdi sul comodino, restando incazzati neri con l’amministratore del condominio perché non ha trovato la maniera garbata per sfrattare il vicino “extracomunitario”.  Mi fermo qui altrimenti il discorso si complica. Tuttavia, mi sono indignato ascoltando alla radio qualche giornalista “brillante” che ha proposto un sondaggio: “Cosa fareste se vostra figlia si presentasse a casa con uno zingaro?”. Il male peggiore, oltre ai soliti problemi di integrazione, è offrire spazio a personaggi sospetti e afflitti da luogi comuni, analfabeti di storia e geografia, che non hanno ancora imparato a scindere la dignità dalla diversità!

La delusione di Fiorello e il flop di Sky

fiorello-sky150Basta girarci intorno. Il trasloco di Fiorello su Sky non funziona. A convincercene non è la chiusura di largo anticipo della prima puntata – ansia da debutto? – ma tutto il clamore promozionale attorno allo show trasmesso da piazzale Clodio non ha certo giovato a questo nuovo matrimonio. Fiorello non è raggiante sulla pay-tv di Murdoch. Saranno o no le maledizioni delle reti avversarie? O sarà piuttosto il dover ammettere che il Fiorello della Rai non lo recuperemo da nessuna altra parte? Non è la prima volta che capita: chi non ricorda come funzionavano male volti della vecchia tv generalista come Pippo Baudo, inguardabile dopo il suo primo spostamento sulle reti Fininvest? Al di là di questo, resta da fare un’altra considerazione sui cambi di rotta di Sky, che vorrebbe far concorrenza alla tv generalita con il nuovo canale Sky Uno (ex Sky Vivo). Troneggiano reality show e talent show con lo spettatore affamato di vedere in tv il vicino di casa o la signora Maria. Non so quanto aiuteranno personaggi come la Cuccarini o Panariello a convincerci che la pay-tv oramai è una necessità. L’abbonamento a Sky costa ancora troppo e mettere mano al portafoglio adesso è uno sconforto. E poi Rai e Mediaset hanno alzato il tiro con i rinforzi del digitale terrestre: Rai 4 e Iris hanno aumentato lo share, mentre le mamme dissolute si accontentano di Boing per far da baby-sitter ai propri pargoli. Intanto, Murdoch pensa a come spillare quattrini al popolo del web, proponendo di far pagare per l’accesso alle notizie dei giornali on line. Lasciate fuori dalla misera guerra della tv, noi che ci consoliamo smanettando in rete, e che non vogliamo tirar fuori soldi, neanche per vedere i flop di Fiorello.

Eroe, darsi fuoco per finire su Youtube?

fuoco150A Torino due adolescenti si sono dati fuoco con la benzina per finire su YouTube. Non avevano in mente alcun gesto eroico o ideologico, bensì la brama di diventare eroi della rete. L’amico era pronto a riprenderli con un telefonino e a caricare il video sul social network. La vicenda è drammatica perché in giro si moltiplica un isterismo da reality show, traslocando dalla televisione ad Internet. Molte insoddisfazioni dei bassifondi della vita privata si insediano appena siamo davanti al pc. Per alcuni è all’ordine del giorno seguire la vita privata di sconosciuti o conoscenti, curiosando su Facebook o Twitter. Ci dà veramente soddisfazione far parte di una combriccola virtuale, in continua espansione, a cui dobbiamo raccontare i fatti nostri per sentirci reucci e reginette del web? Tornando alla vicenda dei due studenti ustionati, ma fuori pericolo, mi viene da fare un appello ai genitori e ai professori, che dovrebbero tornare ad essere “educatori” e non propagatori di “sterili nozioni”. I nostri ragazzi non hanno ancora compreso il significato di “eroe” perché sono accecati dai miti fasulli di questi giorni grigi. Basta fare zapping in tv e ce ne sono davvero a bizzeffe. Cosa facciamo per arrestare questa tendenza? I miei eroi erano altri. Ne ho ritrovato uno ieri sera, a luci spente nel mio soggiorno. Mentre Giorgio Gaber cantava un gioiello del suo teatro-canzone, mi è tornato in mente il nostro ultimo incontro. In quel camerino di un teatro avevo capito che gli eroi non esistevano soltanto nei libri di storia, ma anche nella realtà di tutti i giorni.  

Lacrime in tv da “Grande Fratello”

federica150La televisione generalista non smette mai di stupirci in materia di oscenità. Mentre da una parte l’Italia piange in silenzio la morte di Eluana Englaro – il salotto moralista di Bruno Vespa ha perso la battaglia dello share – dall’altra il popolo da tubo catodico si gode esterefatto le lacrime di Federica.  Federica chi? Un’altra vittima dello star-system da reality show, la nuova icona del Grande Fratello espulsa dalla casa per “un atto di violenza”. L’ex modella romana aveva scagliato un bicchiere contro un inquilino della casa durante una rissa.  Pochi o quasi nessuno si indigna per le violenze alle donne sotto i metro, e poi il Belpaese fa rumore per una stupida provocazione da copione televisivo, che ha fatto centro numericamente: 8 milioni di italiani avevano la tv sintonizzata sul Grande Fratello. I reality show ci hanno fatto perdere il confine tra finzione e realtà, rischiando di far confondere le lacrime da coccodrillo di Federica Rosatelli con quelle vere che inondano il dolore del quotidiano. Non vogliamo ritrovare in tv “Barbie di plastica”, ma donne vere che non riempino di vergogna la digintà del “gentil sesso”! Fare zapping è un diritto di noi altri, ma spegnere il televisore è l’atteggiamento più intelligente di fronte a queste “invasioni barbariche”.