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E sia la Shoah di tutti: Giorno della Memoria dalla Bosnia al Sud America

Sono stato ad Auschwitz: avevo intenzione di fare qualche ripresa e alcuni scatti fotografici. Quello non era il luna park degli orrori e non ne ho fatto niente. Mi sono seduto in silenzio accanto al“binario” che segna la fine di tutto.

Sono finito a Sarajevo un paio d’anni dopo. Mangiavo una pagnotta cotta a legno e osservavo, dall’alto di una collina, migliaia di croci sparse. Erano le vittime del conflitto serbo-sboniaco, quello che in tv hanno fatto passare come un videogioco e non come un olocausto.
Al mio ritorno dalla Bosnia, ho deciso che quello sarebbe stato il mio Giorno della Memoria.

Il 27 gennaio si torna a parlare di Shoah, si commemorano gli ebrei, vittime dello sterminio simbolo del XX secolo, ma si dimenticano i morti ammazzati altrove. A scuola avrebbero dovuto insegnarci che non esistono genocidi di seria A o serie B. C’è chi ne fa una perversione politica, c’è qui ne fa un assillo religioso, e nessuno ne fa una questione di coscienza.

Il cinema dei fratelli Taviani ci ha fatto rimbalzare dalle parti del genocidio degli Armeni. Dovremmo riproporre nelle sale La masseria delle allodole per allargare la visuale del giorno della memoria , attraversando le tragedie di Darfur, Ruanda e Sud America con i desaparecidos.

In questo modo milioni di preghiere, che il 27 gennaio vanno incontro alle stelle, diventerebbero espressioni umane e inno di riflessione di tutta la civiltà.

  Giorno della Memoria

  Auschwitz, i binari del treno finiscono lì

  La masseria delle allodole di Paolo e Vittorio Taviani

In viaggio verso l’altro “Giorno della Memoria”

Quando sono a ridosso del 27 gennaio, mi accosto a il Giorno della Memoria tirando fuori tre ricordi dei miei viaggi in Europa: un pomeriggio al campo di concentramento di Sachsenhausen, a 35 chilometri da Berlino; un chiacchierata con un anziano ebreo nel vecchio ghetto di Varsavia; la mia discesa agli inferi ad Auschwitz. Tre momenti staccati tra loro che mi traghettano – facendomi vergognare di appartenere alla razza umana – verso il più grande genocidio del XX secolo.

Tuttavia, al di là dei riti commemorativi che affollano il 27 gennaio, mi vengono in mente altri olocausti che non risparmiano nessuno, dall’Africa all’Asia, e sono stati rimossi.  Prendo spunto dall’episiodio di Ken Loach del film 11 settembre 2001, in cui uno scrittore cileno scriveva agli americani: “Oggi, 11 settembre, noi ricorderemo i vostri morti, ma voi, per favore, ricordate anche i nostri (golpe cileno dell’11 settembre 1973, ndr.)”. In questo post faccio lo stesso, ma rivolgendomi a tutta la comunità ebraica.

Oggi preghiamo per i vostri defunti, ma voi non dimenticate di commemorare le vittime di altri genocidi atroci come quello in Ruanda. Di fronte alla morte e al dolore, non c’è religione, colore della pelle o ideologia che tenga. Essere smemorati è il rimorso più grande che mai dovremmo consegnare alla storia!