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In fuga dalle nuove Befane: dal letame può nascere un fiore

Arriverà la Befana sì o no? Quanti di noi aspetteranno sul davanzale quella vecchia bacucca di cui ogni bambino non può fare a meno? Nel caso il deficit italiano la mettesse alle strette, aspettiamoci che la vecchietta resti alla larga dal nostro Paese e le calze restino vuote.
Possiamo pure accontentarci e spiegare ai nostri bimbi che questo è il tempo delle nuove Befane. Sono irriconoscibili durante l’anno perchè si travestono e tentano di seppellire la loro bruttezza. In questo caso neanche la fiaba di “La Bella e la Bestia”, riproposta di recente in tv con un successo di ascolti, le sottrarrebbe dal falò della vanità, dove già sono bruciate come streghe.

Le nuove Befane durano il tempo di una stagione: aprono una finanziara per rifarsi la dentiera prima di percorrere la goffa passerella; nascondono lo strabismo dell’ovvietà sotto un paio di lentine colorate; si allungano su un paio di tacchi a spillo; spettegolano stizzite su i social network, perchè sono state smascherate: l’urlo populista facebookiano ha dimostrato che fatine non sono mai state. Avevano la bachetta magica, appuntita al punto giusto, infilata nel sederino inconsistente, per avere sempre la voce impostata di chi sguazza nello chic pacchiano.

Le nuove befane sono l’ultima bestemmia alla bellezza della vita. Pertanto, se la vecchia bacucca a cui siamo tanto affezionati non arriverà stanotte, metteremo fine a questo rito pagano e spiazzeremo i nostri bambini: li prenderemo per mano e svuoteremo tutte le calze. Niente dolciumi o carbone zuccherato, perchè non è nella notte del 6 gennaio che si capisce da che parte stiano i buoni o i cattivi. Porteremo i nostri bimbi a guardare le stelle, indicando loro quella più luminosa, la stessa che guidò Gaspare, Melchiorre e Baldassarre in mezzo al deserto. Faber diceva che “dal letame può nascere un fiore”: quei tre distinti signori raccoglieranno di nuovo quel fiore, l’unica “manifestazione” che scioglie la mostruosità umana nella bellezza, infinitamente piccola: Epifania.

Cara Befana, non portarmi più carbone!

Mi hanno costretto a scrivere il primo post del 2010. Uffà, anche quando sono in vacanza! Manuela, amica di vecchia data, mi ha preso per il colletto e mi ha detto: “Voglio vederti lavorare dal mio Pc”. L’argomento del post scritto a casa sua? Me lo hanno suggerito un gruppo di bambini appiccicati ad una vetrina, chiedendo alla mamma quale sarebbe stato il prossimo regalo della Befana. Sì, la Befana… quella vecchietta che sembrava una strega, ma in realtà era una fatina imbruttita. Continuavano a ripetermi che era una stupida invenzione dei genitori per raggirare i bambini. Invece no, nei primi anni ottanta, avevo messo in piedi un comitato che aveva come parola d’ordine: “La befana esiste”. L’immaginazione è un’arma così potente da poter mettere in subbuglio tutte le malelingue. Sono tanti anni che non ricevo più la calza perché il 6 gennaio non ci sono mai, sono in giro, e quella vecchia bacucca non saprebbe dove trovarmi. Tuttavia, mi ha preso sempre in giro! Sono stato sempre un suo acceso sostenitore, ma lei mi porta da anni un bel mucchio di carbone. Quest’anno spero di scovare nella calza la dolcezza di tutte le persone ritrovate nelle feste natalizie, quelle vere, quelle con cui ho condiviso la prima parte della mia vita. Cara Befana, non portarmi più carbone, ma il tempo libero necessario per tornare più spesso a fare il turista “per caso” nella mia terra d’origine.