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Mina 70, un batticuore sotto casa sua

Da adolescente soffrivo della sindrome del cavaliere romantico. Se mi piaceva una ragazza, la aspettavo sotto casa e non mi muovevo se non la vedevo uscire. L’estate scorsa sono stato a Lugano per lavoro. La conferenza stampa era fissata ad ora di pranzo ed io sono arrivato in Svizzera in largo anticipo. Ho iniziato a girovagare, è stato più forte di me, volevo incontrarLa. Sono finito da tutt’altra parte, ma poi per fortuna ho trovato l’indizio che mi ha portato sotto casa sua. C’era un piccola bottega di alimentari poco distante: ho acquistato una bottiglia d’acqua, sperando che passasse a fare la spesa. Ho sostato all’edicola e mi sono intrattenuto a parlare col tizio. Di lei neanche l’ombra. Dopo una decina di minuti, avevo oltrepassato il cancello ed ero nel condominio dove abitava. Scrutavo balcone dopo balcone e immaginavo che lei uscisse fuori a stendere il bucato. Mina era una cantante, mica una casalinga? Si era fatto tardi, sono andato via. Il giorno dopo, di domenica pomeriggio, ci sono tornato prima di prendere il treno. Ho provato a citofonare al portinaio, niente da fare. La discrezione svizzera non si smentisce mai. Mi sono steso a terra, lanciando lo sguardo verso il cielo. E’ spuntato quel timido batticuore che mi assaliva da adolescente. Lei quel pomeriggio non era uscita ed io c’ero rimasto male. Mi consolavo perché dopo tutto lei era a pochi passi da me, magari nella sua cameretta che impazziva con la versione di latino.  E Mina Mazzini dov’era? Forse dietro di me e non me ne sono accorto. Questa paginetta del mio diario, signora Mazzini, è solo un pretesto per farle gli auguri di compleanno per i suoi 70 anni. Ognuno ha “la sua Mina” , e la mia non è di certo né  quella di Le mille bolle blu né quella di Brava. Mi piace portarmi addosso la voce graffiante di Il corvo, la voce folgorante di Rose su rose, la voce che rialza la speranza di Amornero. Le lascio una carezza perchè la sua voce mi ha tenuto compagnia in certe sere nere, desolate, quando rincasavo tardi e non c’era nessuno ad aspettarmi.

Mina, 50 di carriera e 30 anni da “reclusa”

Da ragazzino c’era una vicenda che mi incuriosiva e mi insospettiva allo stesso tempo. Come era possibile che una grande artista musicale, nel pieno del suo successo, avesse deciso all’improvviso di non apparire più in pubblico? Questo mio legittimo interrogativo rispunta nei giorni in cui Mina festeggia 50 anni di carriera. Allora interrogavo l’oracolo in materia di casa mia, mia madre, adesso mi consolo constatando che “la tigre di Cremona”, in 30 anni di “reclusione volontaria”, abbia tirato fuori una discografia di tutto rispetto. Nonostante la crisi del mercato non abbia risparmiato neanche la signora Mazzini, io vi confesserò il mio peccato. Io adoro spassionatamente la Mina “ben stagionata”, non l’agile ugola da Belpaese in bianco e nero di “Le mille bolle blu” o “Brava”, bensì quella più cupa e graffiante di “Tu sarai la mia voce”, “Rose su rose”, “Questione di feeling” o “Il corvo”. Chi più di lei è riuscita a dare un’anima ad un canzoniere così diverso, da Lucio Battisti ad Alex Britti (alla faccia di chi pensa che Mina sia roba da vecchi!), oppure a dar retta ad emeriti sconosciuti (gli Audio 2 devono a lei parte della popolarità). Nonostante tutto, Mina resta ancora “invisibile”, e la leggenda vuole che abbia detto no a grandi come Pavarotti e Sinatra, o respinto un assegno in bianco di Silvio Berlusconi per tornare in tv. Ancora 50 di questi anni, signora Mazzini, perché per tanti lei è una malattia: “chi di Mina ferisce, di Mina patisce”.