Pipolo.it

Blog e Sito di Rosario Pipolo online dal 2001

Il Capitale umano e la Brianza ferita nell’onore da Virzì

Rosario PipoloQuando nelle sale uscì il film “Benvenuti al Sud”, i brianzoli se la ridevano sui pregi e difetti dei simpatici terroni. I protagonisti della divertente commedia non misero giù il muso, anzi ne apprezzarono il colore. Non a tutti veste bene l’umorismo e così l’ultimo film di Paolo Virzì ha suscitato il patatrac. Non l’avessero mai visto “Il capitale umano” i monzesi e i politici locali. Non l’avessero mai proiettato nel feudo della Brianza, in cui l’isolamento dalla milanesità è così marcato da voler apparire un piccolo cantone svizzero in terra lumbard.

Se la provocazione fosse arrivata da un regista milanese, i brianzoli avrebbero replicato con la solita filastrocca: “È solo invidia. Il Duomo di Monza non ha niente a che vedere con quello di Milano.” Invece arriva da un toscano, anzi no da un livornese. Come replicare? Avessero l’inguaribile umorismo in stile Vernacoliere, potrebbero prendersi meno sul serio e scrollarsi di dosso i tipici pregiudizi dei provinciali che vogliono passare per quelli senza la puzza sotto il naso.
Ricordo la battuta di un agente immobiliare di Lissone qualche anno fa: “Dopo aver visto al cinema Gomorra, non volevo più vendere case ai napoletani”. Meno male che non aveva visto il meraviglioso “Io speriamo che me la cavo” della Wertmüller, altrimenti chissà quale altra idea si sarebbe fatto di noi meridionali

La Brianza non è abitata solo da disonesti, così come la mia Napoli o la Livorno di Virzì, ma anche da tanta gente semplice e perbene. Ci mancherebbe. Tuttavia, ricordiamo a chi lo avesse dimenticato che il cinema non è un passatempo qualsiasi, ma un osservatorio privilegiato di ciò che accade intorno a noi. Il polverone e le polemiche dei giorni passati mi risultano inutili e sterili così come, negli anni del potere andreottiano, si diceva che le pellicole del Neorealismo erano state nocive per l’Italia, perché “i panni sporchi si lavano in famiglia”.

Nel 1997, al Festival del cinema di Venezia, feci sorridere Paolo Virzì. Alla mia bizzarra richiesta di mangiare assieme un piatto di cacciucco a Livorno rispose: “Quando farò un film con tanti spunti di riflessione”. E’ arrivato il momento.

Sabato di merda: L’addio a Morosini dall’Italia che sputa su Piazza della Loggia

L’Italia è ammutolita, tifosi e non, per la scomparsa in campo di Piermario Morosini. La morte del centrocampista venticinquenne del Livorno sabato a Pescara ha fatto il giro dei social in fretta e furia e su alcune bacheche di Facebook in molti si chiedevano: “Si può morire alla sua età faccia a faccia con un pallone?”.

Dall’altra parte della barricata era già bella e pronta la ramanzina. La prevenzione ha motivo di esistere quando si tratta di un arresto cardiaco? Mettendo da parte l’intralcio dell’auto dei vigili urbani, è legittimo un dubbio. All’interno di una macchina da guerra, pardon “da business”, come il calcio, quanto impegno spendiamo nel nostro Paese per tutelare la salute dei calciatori? Le malelingue risponderebbero che, con tutti i quattrini in tasca, i giocatori potrebbero permettersi il lusso di avere mezza clinica mobile ad personam.
Ci chiediamo se gli stadi siano davvero attrezzati come dovrebbero – senza distinzione di serie A o B – e quali siano in realtà gli investimenti in tal senso. Purtroppo viviamo in un paese in cui si agisce quando scatta l’allarme e può scapparci il morto. Senza mettere in conto l’adeguata formazione che manca ai soccorritori, in difficoltà al momento dell’insorgenza della criticità.

Tuttavia, nei tanti minuti di silenzio dedicati a Morosini lungo tutto lo stivale, ci siamo dimenticati delle vittime dell’attentato a piazza della Loggia a Brescia, i cui assassini l’hanno fatta franca una volta e per sempre. Quei morti, accartocciati nella memoria sbiadita degli Anni di Piombo, hanno subìto gli sputi dell’Italia assassina, quella ammantata nella stessa nonchalance di chi non avrebbe voluto sospendere il campionato, perchè dopotutto i calciatori devono essere macchine da guerra. E’ stato un sabato di merda, perchè siamo stati incapaci di unire un lutto sportivo a quello della nostra memoria civile.