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Modifica i commenti di Facebook: La matita dell’illusione ottica

E’ inutile girarci intorno. Le timeline di Facebook sono diventate per la maggior parte di noi il riflesso della vita. E non solo perché ci sono lapilli cronologici della quotidianità, ma perché il fazzoletto dell’imbarcazione del social network più famoso del pianeta è anche il nostro sfogatoio. Nonostante le resistenze emotive, zac che ci scappa il commento di troppo e lasciamo traccia dello stato d’animo corrente.

Mentre gli update non possono essere modificati – se piangete sul latte versato dovete solo procedere all’eliminazione – i commenti di lunghe e lunghe conversazioni posso cambiare. E così quelle piccole storie da bacheca – ironiche, strappalacrime, smielose, fate voi – da adesso posso ritrovarsi con nuove tonalità di colore. Insomma, facendo un viaggio indietro sulla vostra linea del tempo, troverete sul box del vostro commento una matitina: basta un clic, modificate e il gioco è fatto.

Dal quartier generale Zuckerberg e compagni ci (s)vendono la nuova funzionalità come la grande opportunità per lasciarci alle spalle figuracce imbarazzanti e nascondere sotto terra strafalcioni grammaticali. Il popolo di Facebook è più strafottente – il commento sgrammaticato ha più appeal secondo il breviario social – e quindi potrebbe utilizzare la “matita magica” per modificare riflessioni, pensieri, rinnegando addirittura ciò che è stato.

Attenzione però, Facebook i “rinnegati” non li perdona: resterà per sempre traccia della cronologia delle modifiche. Insomma, sarà un po’ come nella vita reale: modificare resta soltanto un’illusione ottica.

Addio a Roberto Esposito, l’ultimo disegnatore della Napoli da strada

Se fino ad una decina d’anni fa fossi passato in via Stadera a Napoli, lo avrei trovato lì. Roberto Esposito (1962-2012), l’ultimo disegnatore della Napoli da strada, era appostato in qualche angolo ad osservare il fluire del magma partenopeo. Lui non sapeva di esserlo, ma il suo pennello e la sua matita appartenevano all’ultima generazione degli artisti “abusivi” partenopei. Gli stessi che, pur non avendo un nome quotato nelle gallerie o misurato con il termometro della popolarità, avevano avuto la stessa spiritualità dei pittori anonimi che ancora oggi si appostano lungo la Senna a Parigi: la spiritualità di cogliere e raccontare con un tratto semplice, dal sapore istintivo e popolano, la realtà che li circonda. Forse perché, come amava ripetere, “Ho sempre avuto la profonda convinzione di essere sempre stato nel posto giusto, su questa scacchiera del mondo”.

Diplomatosi al Liceo artistico di Casoria nel 1979, Roberto Esposito aveva trasferito nei suoi racconti disegnati l’iconografia teatrale partenopea – adorava Nino Taranto e la verve della scrittura di Gaetano Di Maio – diluendo il volto di un Totò o un Eduardo nella presa di coscienza della città, che muta con i passi dell’anima. L’arte da strada di Roberto Esposito non apparteneva alla superbia paesana e al goffo divismo
della provincia, ma alla sobrietà anonima e spigliata della città, intinta anche nella ritualità: il profumo del ragù domenicale, la culla della famiglia, la socievolezza davanti ad una partita di pallone, la lettura costante del passato letterario che fanno di Napoli la stella polare del tempo.

Ho conosciuto Roberto lo scorso novembre, durante uno dei miei viaggi. Era un altro viaggio verso casa, prima che tornassi a fare il vagabondo con due disegni suoi. La nostra amicizia è durata poco più di centoventi giorni. Quando gli chiesi dove fossero esposte le sue opere, lui sorrise e replicò: “A Napoli, nelle botteghe, nelle pizzerie, sulle bancarelle…”. Allora capii che lui apparteneva alla scuola partenopea dei disegnatori da strada, gli unici che sanno difendere la napoletanità dal napoletanismo contraffatto. Roberto Esposito, lettore di questo blog fino alla fine dei suoi giorni, adesso sa finalmente dove “vanno a finire i palloncini”, quelli di una vecchia canzone di Renato Rascel. Non scoppiano mai, ma si posano nell’ultimo angolo del cielo, sospesi per sempre come il suo aforisma nascosto nei suoi disegni: “L’Amore è la nostra destinazione ed è la massima realizzazione che un uomo e una donna possano conseguire”.

  Drawer Roberto Esposito died at 50 last Saturday… (from rosariopipolo.com)

Ho perso la matita di Moebius, ma ho ritrovato Napoli disegnata da Jean Giraud

La prima matita me la ricordo. Me la regalò mia madre. La comprò in una piccola merceria alla periferia di Napoli ai primi di ottobre del 1978.
In una scuola materna pubblica cominciai a riempire di scarabocchi tutti i fogli bianchi che mi capitavano davanti. I miei compagni la percepivano come un oggetto da stregone, perchè arrivava una gomma e cancellava tutto . Io no, mi avevano rapito la delicatezza e la discrezione di quest’asticella di legno.

Di professione non ho fatto il disegnatore, ma ho trovato il tempo e il modo per rifugiarmi tra le pareti dei disegni di Moebius (1938-2012). In un pomeriggio del secolo scorso mi persi alla periferia di Parigi, dove cercai invano Jean Giraud, il grande disegnatore scomparso sabato. Fu la sua matita composta a spingermi nel vortice della fantascienza.
George Lucas e Ridley Scott lo avevano fatto con il loro cinema, Moebius (da ragazzino mi inquietava il suo nome d’arte) c’era riuscito con una sequenza di quadri a fumetti.

Dopo tanti affanni, stavo per incrociare Giraud proprio nel centro storico della mia Napoli. Jean adorava la mia città, mi sfuggì per un pelo. Mi dissero: “E’ appena andato via, ma guardi cosa ci ha donato”. Mi trovai tra le mani una copia di un suo disegno dedicato a Napoli: un golfo del capoluogo partenopeo come non lo avevo visto mai.
La sagoma del Vesuvio e un arcipelago di case così lineari da farmele associare ai pezzi sparsi di una navicella spaziale. Il volo dei gabbiani di Moebius su quella tavola lasciavano un’indicazione precisa per il capoluogo campano. Era ora di smettere di associare Napoli alla mitologia di un passato nostalgico. Moebius aveva colto l’anima fantascientifica della mia città, perché nel suo golfo ci sono i tratti del futuro, nascosti nel volo dei suoi gabbiani.

 Moebius – sito ufficiale

  Docteur Giraud et Mister Moebius

 Mort de Moebius