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Simona, l’educatrice tenace dei Quartieri Spagnoli

Un mese fa sono tornato a Napoli e ho fatto un giro nei quartieri Spagnoli. Ho pubblicato un post ed ero convinto di essermene tornato a mani vuote. Invece lei era nel palmo della mia mano, con un sorriso, la voglia di vivere, tanta tenacia. Simona fa l’educatrice ed ha lasciato un commento al mio post che mi ha fatto riflettere, facendomi sentire un po’ “vigliacco” per aver mollato la mia terra. Come è accaduto per un’insegnante, Tania, ho voluto che anche Simona entrasse in questo blog dalla porta principale e facesse sentire la sua voce:

“Sono un’educatrice dei Quartieri Spagnoli di Napoli, nel web ho trovato il tuo articolo e ci ho sorriso su. Ho sorriso forse per non piangere. Sono nata nei Quartieri Spagnoli, adesso vivo in provincia di Napoli, ma sui quartieri ci sono tornata da educatrice, perchè se non avessi avuto una situazione familiare diversa vivrei ancora li ed ascoleterei Natale Galletta invece di Claudio Baglioni.
Ci sono tornata da educatrice, con l’associazione QUARTIERI SPAGNOLI. In via Trinità degli spagnoli ci occupiamo del progetto di educativa territoriale: curiamo circa 70 bambini della zona, che seguiamo a scuola e dopo la scuola per combattere la dispersione scolastica tasto dolente sui minori napoletani. Li sosteniamo nei problemi che hanno in famiglia o situazioni di disagio personali. Per tutti loro siamo un punto di riferimento, un modello “diverso” da seguire.
Chi lo sa che non abbiamo più
una struttura per lavorare? Svolgevamo le nostre attività in un centro di aggregazione adolescenti “palazzetto urban”, struttura offerta ad alcuni abitanti di una palazzina che stava per crollare. Gesto ammirevole, ma il Comune non si è degnato minimamente di ridare anche a noi una location per continuare a svolgere le nostre attività.
Le scuole sono ormai riaperte, tanti ragazzi che abbiamo seguito per i tre anni della scuola secondaria di primo grado hanno deciso di non continuare gli studi e noi non possiamo fare nulla per seguirli.
Come leggo, tu  hai scelto di vivere a Milano, non so quante volte ho pensato di andare via, di “emigrare” dicendolo alla maniera di Troisi. Qui il mio lavoro non è capito nemmeno dalle istituzioni. Tra qualche anno sarò costretta ad andar via anche io perchè si sa, su al Nord è diverso. Dovrò lasciare la mia famiglia, i miei affetti più cari, i miei scugnizzi, dopo aver sostenuto 40 esami universitari, aver lavorato nelle condizioni più assurde: ho sostenuto anche turni lavorativi di 24 o 48 ore in una comunità educativa pur di fare “curriculum” per una retribuzione mensile di 450 euro (questa è la situazione lavorativa vissuta prima di lavorare per la mia attuale associaizone), per non essere la laureata novella senza esperienza che si aspetta il lavoro d’ufficio. Faticavo di giorno e studiavo di notte per mantenermi gli studi, accumulavo esperienza e formazione, ma a nulla è valso. L’educatore a Napoli è una figura fondamentale, non riconosciuta. La situazione in  Regione Campania è tragica, continuano a dirci che “tanto denaro è stato gestito male” e gli addetti ai lavori devono risparmiare tagliando quindi sul Sociale. Non veniamo pagati per mesi e mesi,se non grazie all’associazione che con grandi sacrifici ci anticipa parte dello stipendio. Dicono di voler far rinascere Napoli, che il terzo settore è importante, che il futuro è dei giovani ma se non aiutano noi, che ci occupiamo dei bambini di Napoli, quelli che saranno i futuri uomini che popoleranno la Napoli del domani, cosa si aspettano?”

Simona V.

Peter Pan, lascia fuori i nostri bambini dalla tv!

peter500

Rosario PipoloNel calderone della tv generalista, affollata di veline e volgarità ad oltranza,  ecco che spuntano i bambini per evitare che lo share finisca ai minimi storici. Negli anni ottanta c’era Sandra Milo e i suoi Piccoli Fan e l’altro ieri Antonella Clerici con Ti lascio una canzone. Del resto la bella Antonella deve proprio al successo di quel programma la promozione all’ambita conduzione del prossimo Festival di Sanremo! I bambini in televisione funzionano ancora: inteneriscono, commomuovo il Belpaese con la loro ingenuità, e fanno ritornare in auge l’orgoglio di genitore e lo slogan pronto per la vicina di casa: “Hai visto ieri mia figlia in tv? Brava, anzi bravissima”. Ed ora anche Paolo Bonolis insegue la moda con la nuova edizione di Chi ha incastrato Peter Pan?. Non riesco a capire dove abita la controtendenza televisiva, se nel taschino di chi professa la tv del futuro e cade nelle trappole del vecchio tubo catodico . Non mi sento prevenuto a lanciare segnali di allarme e lo testimonia la recente dichiarazione al quotidiano La Stampa  dello scrittore Daniel Pennac: ” I bimbi di oggi sono clienti di una società consumistica perché la società li strumentalizza come clienti”. Nei primi anni ’80 ho partecipato ad una trasmissione per bambini su una rete televisiva campana. I miei genitori hanno accompagnato il mio stato emotivo, mettendomi subito in guardia dai “Peter Pan falsari” di allora. Sapevo che non sarebbe cambiato niente nella mia vita e non sarebbe stata di certo “una telecamera” a fare la differenza.