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E il Padreterno disse: “Rispedite Steve Jobs nel futuro. Il Paradiso può attendere!”

Bussarono alla porta del Padreterno di buon mattino, perché l’uomo del futuro era arrivato prima del previsto. Il Padreterno era occupato ad ascoltare i cori degli angeli con il suo iPod. Era diventato così tecnologico, che gli angeli a lui vicino si stupivano giorno dopo giorno: non usava più penna e inchiostro da quando batteva con le dita sul touchscreen del suo iPad. L’età c’era e il Padreterno non lo nascondeva. Quando gli dissero che doveva fare l’ennesimo intervento agli occhi, non volle rischiare di perdere la visione totale del mondo. Si fece inserire due Macbook air al posto delle pupille. Sosteneva che con le app era tutt’altra cosa!

“Padre, è arrivato. Dove lo piazziamo? Qui ci sono sempre meno posti”, chiesero gli angeli sottovoce. E il Padreterno replicò: “Per caso si tratta di quell’uomo magrolino che mi fa divertire come un matto con i cartoni della Pixar e mi tiene in contatto con gli angeli terrestri attraverso quella diavoleria dell’iPhone?”.
Gli angeli annuirono e lui aggiunge: “Rimandatelo indietro. Rispeditelo nel futuro perché il mondo ha ancora bisogno di lui. Prima o poi l’umanità finirà in braccio al futuro e se lo ritroverà davanti”.

Da quel giorno le mele, bandite perché associate al peccato originale di Adamo ed Eva, tornarono sugli alberi del Paradiso e sotto ogni albero c’era scritto: “Grazie, Steve Jobs. Ognuno di noi ti deve qualcosa, persino gli angeli. Il Paradiso può attendere”.

Amare è un’arte, da “Wall-E” a “Mamma mia!”

Amare è un’arte, al cinema come nella realtà. Lo sa il buffo robot Wall-E, l’ultimo eroe del nuovo film Pixar (più per adulti che per bambini!) impegnato a ripulire la terra dalla spazzatura. Wall-E è il prototipo del principe azzurro di un futuro lontano, fatto di pezzi meccanici, ma con un’anima capace di far germogliare sentimenti dalla robottina Eve. Amare è un’arte sullo sfondo di una Torino scontornata da una nebbia che ci confonde, come quella dei racconti di Hesse. E’ il dolore di lasciare o essere lasciati a mettere in moto L’uomo che ama di Maria Sole Tognazzi, che scimmiotta troppo il “Saturno Contro” di Ozpetek, nonostante la bravura di PierFrancesco Favino. Amare è un’arte anche se volete avere un relazione a tre, fuori e nello stesso letto. Consultatevi con Woody Allen, sceneggiatore e regista di uno dei peggiori film della sua carriera: Vicky Cristina Barcelona con una Penelope Cruz da souvenir in un bacio saffico o in una scena cult da “vaiassa da cortile”. Amare è un arte nelle fantastica pellicola tratta dal musical Mamma mia! di Phillyda Lloyd con le musiche degli Abba. Qui l’amore si propaga in diverse direzioni e la lezione ce la danno alla fine i due personaggi Donna (Meryl Streep è da Oscar!) e uno dei padri della sposa (Pierce Brosnan). Un rapporto si può recuperare anche nella mezza età. Amare è un’arte al cinema come nella realtà. Al cinema è più semplice, nella realtà è più complicato. Chissà come ci si deve sentire a cinquantanni a ritrovare un amore perso ed avere il coraggio di farlo rientrare nella propria vita dal portone principale. Amare è un’arte comunque vada, nella spavalderia del grande schermo così come nella vigliaccheria della quotidianità.