Michele Santoro, uno contro tutti

Uno contro tutti. Lui, Michele Santoro, contro l’Italia della politica e dei giornali, da Destra a Sinistra. Risparmia solo i telespettatori, che dai numeri dimostrano di gradire Annozero, molto più di quanto non accada al salottino del vecchio scudo crociato di Bruno Vespa. E se Santoro andasse via da Viale Mazzini per davvero, con una buonuscita di 10 milioni di euro (?), in quanti si faranno avanti per seguirlo? Il Vangelo ci dà sempre una bella batosta: l’apostolo più fedele è capace di rinnegarti prima che “la farfallina della Rai” sbatta le ali tre volte (pardon, adesso è scomparsa dal logo), anche se il web fosse l’oasi felice per clonare l’altro giornalismo televisivo di Raiperunanotte. Non sono convinto che questo tira e molla sia produttivo. Le accuse al Vespa di turno (“lui che viene pagato come l’ultimo Oscar da protagonista”), all’autorevolezza di Sergio Zavoli, all’amico Curzio Maltese si smorzano in un martirio da parte di Santoro, infuriato perché si sente messo in vendita per un assegno a 8 cifre.  Qui non è una questione di cifre (soldi e share vanno a braccetto?)  o di piena autonomia, perché il papà di Annozero non è un freelance. Piuttosto si tratta di capire quanto il servizio televisivo pubblico di un paese democratico – se ancora lo siamo – garantisca ad un professionista di agire senza bavaglio e spudorate pressioni. La coerenza è opinabile. Citando una caricatura scovata nel web, mi vien da dire: Michele Santoro la vuole sì o no “una vita spericolata”, nonostante sia stato un vecchio inquilino (Moby Dick, Italia 1) della corte del Biscione?

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