Addio a Mino Reitano, voce degli emigranti

mino-reitano150Quando ho saputo della morte di Mino Reitano, mi sono venute in mente alcune sequenze del film di Visconti “Rocco e i suoi fratelli” dove una famiglia calabrese emigra dal Sud al Nord Italia. Mino Reitano era un emigrante e quel suo atteggiamento un po’ saccente era tipico del calabrese purosangue. Nonostante le decine e decine di sfottò di cui è stato vittima, Reitano ha avuto il pregio di restare in disparte dallo star-system musicale italiano. E’ rimasto il semplice “Ragazzo di provincia” che ha inseguito per tutta la vita una passione, riuscire a fare il musicista di professione nel Belpaese canterino. “Avevo un cuore (che ti amava tanto)” resta il suo cavallo di battaglia ed è una canzone conosciuta con la complicità di mia madre. Mino Reitano era uno senza troppe pretese, il suo canzoniere è composto di piccole melodie, niente di più. Al di là della critica che gli si è scagliata contro – Benimamino parlava senza peli sulla lingua – è forse l’ultimo erede della nostra canzone nazional-popolare, giocata sull’emotività e sui veri consensi della gente. Una volta mi hanno detto che Mino Reitano ha aperto un concerto dei Beatles ad Amburgo (allora i Four Fab si chiamavano ancora Querrymen). Credevo fosse la barzelletta del giorno. Mi sono dovuto ricredere perché è stato lui stesso a raccontarlo. Mi mancherai, caro Mino Reitano, e oggi l’Italia ritrova un pizzico di ottimismo nelle parole di una tua canzone: “Quest’Italia che respira, sempre bella e c’è un perché . Questa gente le vuol bene, questa gente è come me”.

Passaparola