Diario d’estate: “Si’ vo’ Ddio” perchè il Padreterno ha voglia di folk!
Non si sa bene perché il folk nelle notti d’estate se la dia a gambe e arrivi al di là delle montagne. Eccomi nell’ennesimo viaggio per acchiappare ad oltranza i Terrasonora, band campana prodigiosa, in un paese montanaro della provincia di Benevento. Ci risiamo con i soliti ed immancabili luoghi comuni: il folk è la musica da consumare in compagnia di un panino e birra nella cornice di una sagra. La gente mormora, mostra diffidenza all’inizio – si aspetta magari il solito neomelodico da piazza – e poi invece si lascia prendere dalla tribalità e sensualità di quel ritmo. Quello è l’unico sound con “i piedi per terra”, attaccato ai sogni delle radici.
Eppure finita la sagra paesana, si torna con nonchalance sui propri passi, senza capire che il folk andrebbe vissuto anche alla fine del concerto: spiando da un angolo i musicisti che mettono via gli strumenti, parlottano tra di loro, adocchiano il fonico per capire se qualcosa sia andato storto.
Ne vale la pena fare tanti chilometri per corteggiare la musica popolare, soprattutto in un viaggio che vorresti fosse solo d’andata. Ed ecco che ti capita un viandante. Mi ferma, mi riconosce. Piuttosto, avrei dovuto riconoscerlo io: il musicista è lui, io sono solo uno scrivano. Sebastiano “Miciariello” Ciccarelli entrò nella mia vita attraverso un vinile di ‘E Zezi, il gruppo operaio folk che tatuò nella mia adolescenza un’altra mappa per raggiungere gli scantinati dell’eternità popolare.
Allora mi è tornata in mente quella vecchia canaglia indiavolata di Marcello Colasurdo, che all’ombra del Vesuvio, portò il folk sopra gli altari, facendo ballare preti e suorine. E così gli stessi sacerdoti che mezz’ora prima sussurravano l’Alleluja, appena potevano se la svignavano di nascosto ad ascoltare la musica di ‘E Zezi.
E poi diciamoci la verità. Persino il Padreterno sbadiglia appena sente il pop parrocchiale alla maniera di Giuseppe Cionfoli – ve lo ricordate il finto prete cantautore dei primi anni ’80? – perché dopo tutto l’arte cantautoriale non sta né in terra né in cielo, ma per la strada, nei vicoli. “Si vvo’ Ddio”, come recita il titolo dell’ultimo album dei Terrasonora: Perciò nei miei viaggi c’è sempre il raggiro della speranza. Diamo alla memoria ciò che è della memoria, diamo a Dio ciò che è di Dio: il folk, appunto, perchè questa musica il Padreterno vorrebbe ascoltare.
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