La Festa della Mamma che verrà

Rosario PipoloOsservando diversi “pancioni” intorno a me, mi vien da pensare che questo 10 maggio annuncia la Festa della Mamma che verrà, quella dell’anno prossimo, quando il bimbo o la bimba saranno tra le braccia della neo mamma.

Tutto sommato si potrebbe condividere già un accenno visto che, nel grosso marsupio naturale, c’è il nascituro che scalpita per affacciarsi alla vita.
Prospettiva apparentemente diversa è quella del figlio, soprattutto quando accade che la mamma non c’è più e, ripensando alla Festa della Mamma dell’anno precedente, mai avremmo immaginato che sarebbe stata l’ultima condivisa insieme.

Da una parte scatta lo sgomento di non trovarla più al posto suo per farle gli auguri, darle un bacio, lasciarle sulla credenza del soggiorno il mazzo di fiori profumato che le piaceva tanto. Dall’altra fiorisce una rabbia istintiva,  perché non poter festeggiare la mamma è un’ingiustizia per noi figli.

Ecco che germoglia la festa della mamma che verrà. Non si tratta di un abusivismo nel giorno dedicato a tutte le mamme, piuttosto di un ampliamento di visuale ciclica che abbraccia passato e futuro.
Restiamo figli per sempre, anche quando abbiamo un nuovo nucleo familiare, anche quando ci ritroviamo randagi solitari dall’altra parte del mondo.

La Festa della Mamma che verrà non è recintata nella claustrofobia emotiva di una domenica, ma va al di là di ciò che è stato il nostro legame con lei nella quotidianità della vita. E’ ritrovare un rapporto unico e continuativo che galleggia nell’universo, un amore scritto all’alba della vita. Perciò la Festa della Mamma che verrà non è dedicata solo alle “mamme in dolce attesa”, ma anche a tutti i figli testardi e convinti che lei verrà.

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