Pioggia di ricordi nel 19 marzo: i papà per l’eternità

Negli anni dall’infanzia mi ricordavo della Festa del Papà perché a scuola avevo già imparato a memoria la poesia che gli avrei dato il 19 marzo. Oggi mi basta aprire la finestra dei social network per sentirmi bagnato da una pioggia di ricordi condivisi tra migliaia di foto e messaggi dedicati al proprio papà.

In realtà oggi ad aver catturato la mia attenzione sono stati i pensieri dedicati ai papà che non ci sono più, una valanga rispetto all’altra sponda di chi invece ha la fortuna di averlo ancora. Riflettevo su quanto l’estensione di questa ricorrenza al di là della vita facesse della paternità un cardine in qualsiasi angolo temporale perché, come scriveva Elis Râpeanu, “per tenere un bambino in braccio ti basta solo l’amore, per allevarlo ti serve molto di più, per essere suo padre, ti deve dare qualcosa anche Dio.”

In realtà non ho mai chiesto a mio padre in quale istante dedicasse un pensiero al suo il 19 marzo, negli anni successivi alla sua perdita, e né lui mai me ne parlava. Tuttavia, i ricordi si sbadigliano all’improvviso e si ricongiungono a noi al di là della festa.
C’è un 19 marzo che germoglia in noi tutte le volte che ancheggiamo nell’hula hoop della vita: prima di essere papà, siamo stati figli. Nessuno potrà scipparci il privilegio di essere stati figli finché avremo un papà da ricordare, il nostro.

I was once like you are now, and I know that it’s not easy,
To be calm when you’ve found something going on
But take your time, think a lot,
Why, think of everything you’ve got
For you will still be here tomorrow, but your dreams may not…
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