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ATM di Milano: aumenti assurdi, servizio scadente e attese inaudite per il Forum di Assago

Se esiste ancora un barlume di democrazia in questo Paese, possiamo dirlo con il megafono. L’ATM di Milano, fiore all’occhiello dell’(ex) capitale economica d’Italia (la Borsa continua ad andare a picco!), è diventata l’oltraggio al pudore di chi si sposta con i mezzi pubblici. Aumento del biglietto urbano a 1,50€, previo contentino dell’allungamento della validità oraria di 15 minuti in più, al ritorno dalle vacanze. C’è un ricatto morale di fondo: o tagliamo le corse e magari licenziamo, o aumentiamo il prezzo del biglietto. E’ chiaro che ci teniamo l’aumento, che si trasforma in un salasso per chi vive nell’hinterland milanese.
A tutto ciò si aggiunge un servizio sempre più scadente, in modo particolare sulla Linea 2 della metropolitana, dove chi attraversa Milano dopo le 21 impiegherebbe meno tempo con il passante ferroviario. Chi si reca ad Assago è meglio che si rassegni ad aspettare dai 20 ai 30 minuti. E pensare che gli agenti immobiliari, giù di morale in questi giorni di crisi, ne hanno fatto un business: hanno venduto buchi a peso d’oro, perché affacciavano sulla linea della “fantastica” metro.
Ieri sera l’esercito di teenager, accorso al concerto di Avril Lavigne al Forum di Assago, al termine dello show ha penato in banchina quaranta minuti prima di veder partire la prima corsa per il centro. In più, oltre all’acquisto del biglietto del concerto, gli studenti abbonati all’area urbana, si sono dovuti sobbarcare pure un costo aggiuntivo di 1,90€ per sole due fermate. Una volta c’erano gli autobus gratuiti in occasione dei live al Forum, adesso che fine hanno fatto? E smettiamola con la solita filastrocca che debbano essere i comuni o i management dei concerti a contribuire, a tirar fuori i soldi dalle proprie tasche. Un buon servizio pubblico dovrebbe tutelare il cittadino in piena autonomia.
Con l’ATM anche un capriccio è un salasso: prendete la metro per una sola fermata – da Assago Forum ad Assago Milanofiori – al costo di 1,50€. Chi saranno le prossime vittime? Gli abbonati annuali? Morale della favola: viaggiare in autobus o in metropolitana ormai è roba da ricchi. Il sindaco Pisapia si à già messo l’anima in pace?

Trenord e l’inferno sui binari: passeggeri “in ostaggio” sul treno Milano-Luino per quasi tre ore!

L’inferno sui binari: quello che è accaduto ieri in Lombardia poteva trasformarsi davvero in una tragedia. Un lunedì nero che noi viaggiatori non dimenticheremo e racconteremo ai nostri figli sotto forma di favoletta per dirla tutta: ecco uno dei motivi per cui vergognarsi di vivere in questo Paese, l’Italia, che si è scordata a casa il senso della civiltà. Sono ancora in frigo le bottiglie di spumante per il recente battesimo di Trenord, la società nata dalla fusione di Trenitalia e Ferrovie Nord, che già si brinda al flop più colossale degli ultimi dieci anni su una delle linee ferroviarie più trafficate della Lombardia: passeggeri in ostaggio sul treno Milano-Luino per quasi tre ore.
Ieri alle ore 17.45 il treno Milano – Luino è partito con qualche minuto di ritardo. A pochi chilometri dalla stazione di Rho, ci sono stati i primi rallentamenti e poi uno stop interminabile. Le vetture erano senza aria condizionata, le lancette dell’orologio avanzavano, ma il personale di Trenord non forniva alcuna informazione ai passeggeri sulla lunga e inspiegabile sosta. Intorno alle 18.35 si è saputo che il treno aveva subito un guasto ed erano in arrivo i soccorsi. Intanto, tutti i treni in direzione Varese e Domodossola subivano ritardi imprecisati.
Alle 19.10 tutto taceva e così tra i passeggeri c’è stato qualcuno che ha cominciato ad alzare il tono della voce, mentre una donna si è sentita male. Come gestire una situazione d’emergenza come questa? Affidandosi all’improvvisazione, perché era la soluzione più spicciola per essere degni di questa Italia folcloristica e chiassosa: il locomotore di soccorso non riusciva ad agganciare il treno guasto e, dopo due ore di prigionia nei vagoni puzzolenti di Trenord, era legittimo gridare: “Siamo in ostaggio. Ci avete sequestrati”.
Il treno è ripartito a passo d’uomo. A pochi metri dalla stazione di Vanzago, il personale di Trenord ha perso di mano il controllo della situazione e così sono state aperte le porte del treno. Un centinaio di persone si sono riversate sui binari, percorrendo a piedi gli ultimi metri per raggiungere la stazione, rischiando di finire stirati da un treno. Sono intervenute le forze dell’ordine, ma ormai erano superate le 20 e i passeggeri inviperiti hanno costretto il treno per Domodossola a fermarsi. Peggio ancora: l’altro treno, che viaggiava anch’esso con 140 minuti di ritardo, aveva l’aria condizionata così al minimo che alcuni passeggeri si sono sentiti male all’altezza della stazione di Busto Arsizio, mentre una bimba piccola piangeva disperatamente per il disagio. Se non fosse stato per la solidarietà di tutti i passeggeri, chissà quale brutta sorpresa ci sarebbe stata.
E adesso cosa ne sarà di questo vergognoso accadimento? Passerà inosservato come gli altri o sarà la buona volta che le associazioni a tutela dei consumatori e dei pendolari intervengano con serietà e determinazione?  Questa volta fosse pure un passeggero solo ad esporre denuncia, Trenord non deve far finta di niente.

Biglietti troppo cari e la crisi dei mega concerti

Madonna

Rosario PipoloIl mio primo concerto lontano da casa risale al 1989. Avevo 15 anni e Paul McCartney al Paleur di Roma è stato per me l’apripista di centinaia e centinaia di live, visti per passione e poi per lavoro. Negli anni ’90 in Italia riuscivi a sacrificarti per un biglietto a costi  ragionevoli, ma poi con l’arrivo dell’euro i prezzi sono saliti alle stelle, soprattutto quelli dei mega concerti. La crisi planetaria dell’industria discografica ha portato gli artisti e i management a fare una scelta obbligata: perdiamo da una parte, ma recuperiamo dall’altra. Un Keith Jarrett alla Scala di Milano o un David Gilmour a piazza San Marco a Venezia possono pure valere 250 euro. Bisogna essere “malati cronici” per tirar fuori tutti questi soldi? Tirando la corda, prima o poi si spezza. Ed è accaduto questa estate tra diverse date annullate o biglietti invenduti. E i sold out annunciati?  Quelli lasciano il tempo che trovano e sono  “lo specchietto per le allodole”. C’è una via di scampo? Puntare alla formula last minute e sperare che qualche ora prima del concerto ci sia una svendita in atto. E’ successo alle recenti tappe milanesi dei Depeche Mode e U2 con biglietti acquistati tra i 10 e i 30 euro. Nonostante l’euforia mediatica, persino Madonna in Italia non riesce a fare il tutto esaurito: per la dea del pop a Milano sono rimasti più di 20.000 biglietti invenduti, mentre la tappa di Udine del 16 luglio fa registrare dati ancora più sconfortanti! Un fan di Veronica Ciccone mi ha confessato: “Con il budgest da investire per vederla a Roma due anni fa, ho pagato un volo a/r per Parigi, una notte in albergo e il biglietto per la tappa francese”.  Mi sembra un’altra via d’uscita per scampare i soliti ricatti all’italiana e dare un nuovo senso ai nostri viaggi lampo in Europa. Il 24 agosto lady Madonna sarà a Belgrado e il biglietto più economico costa 32 euro… Facciamoci un pensierino per riannodare il fascino dei Balcani alla musica pop trasgressiva e visionaria!