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Sanità Pubblica, la sfida di Napoli nella lotta contro il tumore al fegato

Rosario PipoloNon ha fine la lotta contro il tumore al fegato: con tre morti al giorno la Campania è l’area geografica più colpita per cirrosi ed epatocarcinoma in Europa. Lo sa fin troppo bene a Napoli il dott. Giovan Giuseppe Di Costanzo, direttore dell’Epatologia AORN Cardarelli, che in un precedente articolo avevo soprannominato  “il  cavaliere Jedi” della termoablazione laser.

Lo stesso Di Costanzo ha organizzato, con la collaborazione della prof. Filomena Morisco, specialista in gastroenterologia ed endoscopia digestiva, e della dottoressa Raffaella Tortora, la II Multidisciplinary Conference on Viral Hepatitis and Hepatocellular Carcinoma, ospitata lo scorso weekend dal Museo Diocesano di Napoli.

Patrocinata dall’Università Federico II di Napoli, dall’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato e dal Ministero della Salute, la tavola rotonda è stata un acuto momento di riflessione e aggiornamento su questo tema delicato in ambito salute.
Quanto vi contribuiscono i farmaci per l’epatite da virsu C?
Come hanno ribadito i relatori queste cure farmacologiche eliminano l’infezione in media nell’80% dei casi, con variazioni dipendenti soprattutto dalla risposta a precedenti trattamenti, dalla presenza di cirrosi e dal genotipo virale.

Quali sono invece i contributi della nuova chirurgia? Ci sono segnali positivi in merito all’aumento della sopravvivenza dei pazienti con tumore del fegato. E’ stata presentata e illustrata la famigerata ablazione laser, messa a punto all’ospedale Cardarelli di Napoli, che consente di distruggere in maniera non invasiva anche neoplasie non trattabili con altre tecniche percutanee.

Tra il Cardarelli e il Policlinico di Napoli ho visto con i miei occhi decine e decine di giovani medici, che ogni santo giorno donano il meglio della loro professionalità a favore dei pazienti. Osservare all’opera donne in camice bianco come Maria Guarino e Silvia Camera conferma che la vera bellezza femminile abita nello sguardo impavido e premuroso di queste ancelle della Sanità Pubblica.

C’è una scena che mi sono portato a casa la primavera scorsa da una corsia del Cardarelli. Una donna sulla cinquantina che, avendo appreso della miracolosa cura farmacologica contro l’epatite C, ha sussurrato al marito: “Affronteremo anche questo e venderemo pure la casa se fosse necessario”. No, questo non accadrà, perchè i principi attivi della Sanità Pubblica sono a tutela di tutti. Di Costanzo  e i tanti collaboratori sono tornati all’opera, non c’è da perdere tempo, è una lotta senza fine quella contro il tumore al fegato.

La guerra è lunga, ma tante battaglie sono già state vinte, come quella di permettere ad un paziente, proprio oggi 9 ottobre, di festeggiare 43 anni di matrimonio.

Diario di viaggio: Giovan Giuseppe Di Costanzo e le eccellenze all’ombra della Sanità Pubblica a Napoli

Rosario PipoloCi sono più generazioni che vivono sotto la spada di Damocle. Si tratta di un milione e mezzo di italiani infetti da Epatite C, la patologia mostruosa che agisce sul fegato e lo riduce come un rottame.
Il fegato cirrotico è la condanna di 300 mila diagnosticati (fonte L’Espresso on line), la maggior parte dei quali fu infettata tra gli anni ’60 e gli anni ’80, quando bastava una piccola negligenza per entrare nel tunnel, dall’ago di una siringa alla lametta riciclata dal barbiere; da una trasfusione al bisturi malandato.

Mentre da una parte c’è chi grida alla salvezza con i costosissimi farmarci miracolosi messi sul mercato, dall’altra ci chiediamo: cosa ne sarà degli ammalati in stadio avanzato, ai quali nessuna azienda farmaceutica potrà dare supporto?
Escluse le possibilità di intervenire con il trapianto o con il dolorosissimo interferone, non resta che affidarsi al medico sperimentatore della Sanità Pubblica, colui che il più delle volte agisce all’ombra e del quale dovremmo tornare a scrivere.

Non è una beffa scoprire che proprio all’ospedale Antonio Cardarelli di Napoli, finito di recente nell’occhio del ciclone per i malati assiepati in corsia e il morto in barella, sopravvivano delle eccellenze. Giovan Giuseppe Di Costanzo, direttore dell’unità di fisiopatologia epatica dell’omonima struttura ospedaliera partenopea, rientra in questa categoria.
La mia generazione aveva ereditato il laser dall’immaginario collettivo cinematografico di Star Wars: per noi era l’arma letale con cui annientare il malefico Darth Vader. Di Costanzo trasferisce questa visione fantastica in campo medico e eredita dal pioniere Claudio Maurizio Pacella la tecnica sperimentale della termo-ablazione laser.

Di Costanzo, concreto e sobrio, è lontano dalle luci della ribalta e dal divismo che quale volta contagia pure “i camici bianchi”. Basta fare toc toc alla sua porta e trovare tanta disponibilità per un confronto. E’ davvero uno dei fiori all’occhiello della nostra Sanità Pubblica, quella che ha il dovere sacrosanto di calpestare il baronato delle corsie preferenziali del privato;  quella che non deve guardare al portafogli, perché un ammalato non è né ricco né povero ma è un ammalato punto e basta.

Diamo il merito alla nostra Sanità Pubblica che, nonostante le deficienze, riesce ancora a mettere in condizioni migliaia e migliaia di pazienti di supportare i costi ed affrontare cure senza indebitarsi, ipotecare la casa o i piccoli sacrifici di una vita.
Giovan Giuseppe Di Costanzo sa di non essere un Jedi che deve affrontare il male diabolico nella saga di Guerre Stellari, piuttosto un uomo che, armato di laser, battaglia per aiutare altri uomini a sopravvivere, entrando con rigore in una sala operatoria del Cardarelli.

Dobbiamo tornare a fare viaggi nelle corsie degli ospedali all’ombra del Vesuvio ed imparare a riconoscere senza soggezione medici alla Di Costanzo, capaci di trasformare Napoli da Cenerentola della Sanità in principessa dal mantello bianco che fa della vita e delle cure un diritto di tutti.