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Disco difettoso nel cofanetto in vinile di John Lennon. Universal Music, cosa si fa?

Rosario PipoloTanto rumore per nulla. L’atteso cofanetto in vinile di John Lennon, messo in vendita poco più di un mese fa, ha una pecca imperdonabile. Nonostante la Universal Music si fosse affidata alla tedesca Optimal Media, tanto decantata per le riproduzioni in LP, il misfatto c’è stato.

Appena ricevuta la mia copia di LENNON, mi sono messo all’opera per la verifica: il difetto non riguarda solo i primissimi pezzi ma tutta la tiratura. Ascoltando la facciata A del disco Rock ‘N’ Roll, ho ritrovato ripetuta due volte la celebre cover di Berry Sweet Little Sixteen. Insomma, gli osannati ingegneri del suono, che hanno lavorato al progetto, hanno lasciato fuori You Can’t Catch Me.

Per non parlare dele riproduzioni delle copertine degli LP, alcune davvero inguardabili: scolorita quella di John Lennon Plastic Ono Band o alterata la cromatura di Milk & Honey. Inoltre, quelli della Optimal Media hanno usato un tipo di carta per gli inserti – vedi Imagine –  che fa perdere l’effetto degli originali.

Non tutti i remake musicali riescono “con il buco” e sicuramente questo omaggio “commerciale” a Lennon non ha niente a che vedere con il lavoro certosino fatto per il Mono box in vinile dei Beatles, uscito nel settembre 2014. John Lennon meritava unicità anche nel packaging, ahimé identico al cofanetto in vinile degli ABBA.

Ci sono cascati anche i miei colleghi delle riviste specializzate nella presentazione del prodotto: le hanno mai viste le ristampe EMI/Capitol degli anni ’80? E’ tempo di rimpiangerle. Scoperto il form dedicato da Universal Music (claim.lennonvinylbox.com) per richiedere la sostituzione del “disco avvelenato”, già una rarità, mi consolo con un ricordo estivo da liceale.

Nel 1988 riuscii a farmi finanziare da mamma l’acquisto dell’audiocassetta di Rock ‘n’ Roll di Lennon. Una mattina non entrammo a scuola e il mio compagno di classe Alessandro mi invitò a casa sua. Prendemmo due panini con affettati in salumeria e poi ci sparammo ad alto volume Let It Be dei Beatles, nella versione in audiocassetta importata da sua madre dalla Francia.
Io ricambiai tirando dallo zaino l’album in questione di Lennon e chiudemmo con queste meravigliose cover rock. La buona musica sa come farti stare bene, oggi come allora, meglio se con la compagnia giusta.

9 settembre 2014: l’emozione di ascoltare in mono come allora il vinile dei Beatles…

Rosario PipoloFatevelo raccontare dalle nonnine di Liverpool cosa accadde nei negozietti di musica ai tempi del Mersey Beat quando apparve Please Please me, il primo album dei Beatles. Più di mezzo secolo fa la musica si ascoltava in mono e, oggi 9 settembre 2014, tocca capirlo anche alla generazione che divora canzoni in formato digitale. The Beatles in Mono, il lussuoso cofanetto dei Fab Four che ripropone i vinili orginali in versione mono, è più di un capriccio feticista.

Nell’agosto del 1990, in occasione della mia prima fuga a Liverpool ancora minorenne, incrociai un venditore di musica degli anni ’60. Mi raccontò delle file di ragazzine che si appostavano nel retrobottega alla vigilia dell’uscita di un nuovo album di John, Paul, George e Ringo. La Universal non è riuscita neanche a consegnare i Mono Box nei grandi store musicali di Milano. Segno che i tempi sono cambiati, che le file sono diventate flussi di acquisto su Amazon, che la crisi ci costringe a vedere un LP come superfluo.

Negli anni ’60 la musica era pura “monofonia” e le prime apparecchiature in  “stereofonia” erano davvero lusso. Ricordo quando da Liverpool mi portai una delle prime stampe di With the Beatles in mono e provai a metterla sul mio giradischi e percepirne le variazioni d’ascolto. Non si restaurano solo i film, ma anche la musica. Rispetto agli errori fatti sui remasters dei Pink Floyd, per i Beatles la faccenda è diversa. Tuttavia, la versione CD di the Beatles in Mono del 2009 aveva solo una pecca: il suono mono aveva come fonte i master digitali, perdendo fragranza e spontaneità.
Su questi vinili 180 grammi di oggi i Beatles tornano a cantare “nel mono di allora” grazie agli ingegneri del suono. Questa volta hanno lavorato al mastering sull’analogico.

A cosa serve tutto questo? A ricordare che un disco allora non era fatto soltanto di ascolto ma anche di tatto:  l’artwork, la copertina apribile, i testi delle canzoni. A ricordare che, lungo il marciapiede dei vent’anni dei miei genitori, bastava un disco per essere felice, lontano dall’ingordigia dei giorni nostri. A ricordare che sono in tanti quelli come me che hanno calcato i passi della propria vita sulle canzoni dei Beatles.
A me succede dall’età di 14 anni. Allora chiesi a mia madre i soldi per comprare tutti gli album dei Beatles. Fu un prestito mai restiutito che si trasformò in un regalo: quello di aver messo una passione legittima sul piedistallo della mia vita.