On the road: Cartolina dal Neder Cafè di Castel Goffredo

Malati di esterofilia, continuiamo a scimmiottare i locali delle grandi metropoli europee, dimenticando un posto che caratterizza la nostra italianità: il bar, come punto di ritrovo e socialità. Non quello nella piazza al centro del paese, ma quello fuori mano, isolato, che incontri per caso nel bel mezzo delle tue peregrinazioni on the road. Lungo un fiumiciattolo, poco distante dal Mincio, senti il richiamo delle anatre. Quelle simpatiche e giocose canaglie d’acqua dolce che ormai si vedono nei vecchi film western con John Wayne e in qualche fumetto.
A Castel Goffredo, all’inizio del mantovano, le chiamano Neder. Per questo il Neder Cafè, il grazioso bar gestito da Emanuela Redini, le omaggia e fa in modo che in qualsiasi punto ti metta le senti borbottare. Dopo che Orlando, un calabrese travestito da mantovano, ti ha preparato i piatti tipici del posto, ti fermi lì per quattro chiacchiere. C’è il Volpi, che ti racconta della sua infanzia a Sabbioneta e dei piccoli passi che poi sono quelli che rendono grande la quotidianità; c’è la duchessa, di professione insegnante, che ti mette di buon umore con la sua solarità; c’è il gruppo di bevitori habitué che hanno sconsacrato lo Spritz, trasformandolo in Sprotz. Basta invertire il vino bianco con quello rosso e la magia è fatta: il drink si ostina ad essere più rustico e campagnolo. Non ci vuole poi tanto a fermare il tempo: buona compagnia nel posto giusto.
Dopo un paio di Sprotz, è legittimo dimenticare il telefono e vivere un giorno senza l’assillo dei trilli. Tanto a rispondere ci pensano Emanuela e lo staff del Neder Cafè. Questo mi riporta ai tempi in cui mio padre, in un paesotto di provincia del Sud Italia, andava a ricevere le telefonate in un baretto al centro del paese. Tutto torna, prima o poi. Più che lo smartphone, avrei preferito io restare in “ostaggio” in quel posto, ad osservare Emanuela che preparava stucchizzini, Matteo che mi parlava di Fabio Testi e il Volpi avvolto dai racconti di gioventù.  Sarebbe stato l’ennesimo escamotage per mantenere inalterato il gusto della vita.

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