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In viaggio verso la culla di Noemi

Rosario PipoloChissà se mi basteranno cento chilometri e passa di trenini locali per scriverti un biglietto d’auguri, forse uno dei primi che riceverai per essere venuta a questo mondo. Sì, proprio i treni, quelli a forma di buffi millepiedi che fanno ciuff ciuff.
E se non mi basteranno ne percorrerò altri come accade sulla strada della vita: Noemi, è lunga e faticosa ma ne vale la pena in ogni istante.

Noemi, la prima volta in fuga dalla culla sarà per scoprire a carponi quanto sia meraviglioso spostarsi, perché la condanna di restare immobili spetta ai vigliacchi. Noemi, muoverai i primi passi e non avrai paura di cadere perché, voltandoti indietro, troverai l’amore di mamma e papà a sorreggerti.

Noemi, la prima volta oltre la ringhiera del balcone,  sarà per  guardarti intorno nel cortile, sentire le carezze delle tue affettuose nonne, apprezzare il tuo vicino di casa che rinuncia al sabato e domenica ad Acquafredda per andare a protestare in piazza nella Capitale, sventolando una bandiera colorata: devi sapere che in questo mondo ci sono persone invisibili che lottano per un mondo più umano, più giusto.

Noemi, la prima volta in montagna sarà per raccogliere il muschio per il presepe insieme al tuo papà, come faceva lui da bimbo con tuo nonno carabiniere in Valmalenco.  E poi verrà Natale e non ci vorrà molto per capire che il colore della pelle del Bambinello non è né bianco né nero ma riflette la ricchezza della diversità dell’umanità.

Noemi, la prima volta su un piccolo triciclo sarà per guardare il paesaggio montavano dal confine della bassa Bresciana. I confini territoriali non esistono, li abbiamo creati noi umani per farci stupide guerre.

Noemi, la prima volta in bicicletta sarà per scappare dalle meschinità e dalle ipocrisie della provincia, dai pregiudizi  delle tribù, dalle palafitte delle comunità, dopo che ti sarai fatta beffa dello struscio domenicale, del passamani nell’acquasantiera, dei soliti sermoni che dagli altari ti vorrebbero in lista d’attesa per il Paradiso. Il paradiso può attendere, dobbiamo prima impegnarci ogni giorno a farlo nel nostro piccolo, qui su questa terra.

Noemi, la prima volta che urlerai “Dio, perché mi hai abbandonata?” sentirai invece che ti sta portando in braccio. I solchi che vedrai sulla terra sotto i tuoi piedi non saranno stati arati dai contadini della bassa bresciana ma dai passi del Padreterno, che ogni notte accenderà le stelle in cielo per darti la buonanotte.

Noemi, la prima volta che lui ti sussurrerà “ti amo” sarà “su quel ramo del lago” in cui si riflette Lecco. Lì, ai piedi di un grande albero, lui ti reciterà un passo dei “Promessi Sposi” e custodirete così la promessa del vostro amore. Prima del calar del sole, ti inviterà a danzare un lento sulle note dello sciacquettio lacustre.

Noemi, la mia “prima” volta di un lungo viaggio in treno verso una culla è stato per te. Avrei voluto cantarti una ninna nanna ma sono stonato. E sai perché stono?
Perché ho steso a modo mio la vita in un lungo viaggio fatto di esperienze; faccio famiglia con chi incontro sulla via; mi lascio alle spalle gli amici traditori; osservo la quotidianità attraverso gli occhi del cinema, parlo con le parole dei romanzi, ascolto con l’udito della musica, sogno dentro e fuori i sogni.

Buona vita, Noemi. Ti lascio questo biglietto d’auguri dentro la culla. Lo troverai un giorno e ti ricorderai di me, il primo vagabondo sul tuo cammino.

Gianna Chillà e Debby Lou, le “escluse” di The Voice of Italy senza “il cognome” alle spalle

Rosario PipoloCon la bomba ad orologeria del “televoto” a The Voice of Italy siamo entrati ufficialmente nell’inevitabile tunnel di malessere e malumore. A risollevarci dallo sconforto potevano essere “i coach” ma per fortuna le loro scelte “infelici” non sempre coincidono con quelle del popolo dei social network. Noemi manda a casa Gianna Chillà, l’indiavolata Janis Joplin romana, e J-Ax butta nelle fiamme Debby Lou per tenere stretto a sé la garbata Carolina Russi.

A questo punto, come direbbe un mio compaesano, “la domanda nasce spontanea”: Gianna e Debby, nella logica che mette in moto la miccia nel Belpaese, sarebbero andate avanti nel talent show musicale con “un cognome” diverso? Nel bel mezzo dell’ultima puntata di The Voice of Italy scopriamo con imbarazzo che Carolina è figlia di una mitica speaker radiofonica. Si tratta di Anna Pettinelli, che tra l’altro adoro, perché mi riporta ai tempi dell’infanzia con la pausa musicale di Discoring, all’interno del contenitore di Domenica In.

I dubbi restano così come l’amarezza che, all’avvicinarsi del “verdetto”, può fallire persino il coach dal pellicciotto di “anarchico” e “indipendente”, finendo tra le grinfie del condizionamento.
Mi torna in mente una bella intervista fatta ad Annie Lennox, in cui l’ex Eurythimics mi disse: “Non credo nei talent show. Sono solo uno stress emotivo inutile per tantissimi ragazzi”.

Sono convinto che se Gianna Chilla e Debby Lou organizzassero una settimana di vacanza insieme a Nashville, troverebbero la strada del meritato exploit. Negli USA i talent scout esistono per davvero e lì non serve “il grado di parentela” per salvarsi sull’orlo del precipizio. Ve le immaginate Gianna e Debby duettare in strada nella capitale del Tennessee con la loro grinta ed energia? Finirebbero subito in uno studio di registrazione.

Tornando a The Voice of Italy, Gianna Chillà si sarebbe salvata se avesse avuto come coach il compianto Rino Gaetano. Lui avrebbe riconosciuto in lei la sua “Gianna” che “non cercava il suo pigmalione e difendeva il suo salario dall’inflazione”.

Altri articoli:

TISCALI.IT – The Voice of Italy si scatena con suor Cristina e maledice il “televoto” per l’amara esclusione di Gianna Chillà

Sanremo 2010: fischiati i vincitori Valerio Scanu, Marco Mengoni, Pupo & il Principe

Siamo stati presi tutti per il sedere perché dietro il televoto non c’è il popolo sovrano. Le voci di corridoio che giravano tra gli addetti ai lavori erano profetiche ed io, poco prima delle 21, avevo pubblicato su twitter l’amaro tris finalista: Scanu, Mengoni, Pupo ed Emanuele Filiberto. Ho dato a Valerio Scanu e al suo brano la piena sufficienza, ma Tutte le volte che non era la canzone regina. Ed anche il pubblico dell’Ariston ha manifestato il dissenso per quella che sarà ricordata come l’edizione più contestata. Persino l’orchestra si è ribellata – sembrava di rivedere Prova d’Orchestra di Federico Fellini – all’annuncio che Malika Ayane, la reale vincitrice di Sanremo 2010, era fuori dal gioco. Possiamo continuare a protestare fino all’anno prossimo, ma Valerio Scanu, il pupillo di Maria De Filippi, è il vincitore del Festival di Sanremo per la categoria dei Big. Marco Mengoni, caduto nella trappola degli starnazzi effeminati, si salva comunque rispetto alla canzone-scandalo dell’Ariston: Italia amore mio, dichiarazione d’amore di un principe che vuole cancellare un passato ingombrante, all’ombra di una monarchia che ci ha mortificati, impoveriti, umiliati. Date alla musica quel che è della musica (Emanuele Filiberto ha fallito come politico e cantante), date alla storia quel che è della storia. E Ghinazzi, pardon Pupo, prima di farci il sermone dal palco dell’Ariston, dovrebbe mettere ordine nella memoria. Mentre su blog e social network, Facebook in testa, si scatena l’indignazione, protesto a voce alta ed invito ad alzare la mano chi è con me: o Sanremo cambia pelle, o quando sarà estinto il popolo della tv, noi del Web diserteremo, mettendo fine a questo rito. Siamo concordi tutti che questo è stato il Festival delle donne? Sul podio dovevano esserci Malika Ayane, Irene Grandi e Noemi. Così non è stato. Ogni anno viviamo con la speranza che le cose cambieranno, cercando di non farci travolgere dall’amaro cinismo. Dimentico che siamo in Italia e il Belpaese cialtrone resta la culla dell’inciucio, in politica come nello spettacolo. Lo Show deve continuare, ma è ora che qualcuno spenga i riflettori abbaglianti. Dobbiamo ritrovare il buio e, qualche volta, l’oscurità ci fa capire di chi siamo figli. Ed io mi vergogno.

La mia TOP TEN:

1. Malika Ayane

2. Irene Grandi

3. Noemi

4. Povia

5. Irene Fornaciari

6. Marco Mengoni

7. Simone Cristicchi

8. Nino D’Angelo e Maria Nazionale

9. Valerio Scanu

10. Enrico Ruggeri

Sanremo 2010 atto I: giù il Principe dall’astronave!

L’edizione numero 60 del Festival di Sanremo meritava un inizio diverso:  siamo nel classico polpettone serale dei palinsesti Rai o sul palco dell’Ariston? Troppo televisivo: nel prolungato siparietto d’apertura di Bonolis e Laurenti (extended version del solito teatrino pubblicitario?), nella goffaggine di Antonella Clerici, che pensa di stare ancora a La Prova del cuoco tra Cassano, che gioca a fare il simpaticone, e il fantasma di Morgan, l’esluso omaggiato con la lettura dei versi del suo pezzo.  La scenografia è salvabile, se non fosse per quell’astronave oscena che ci prepara a “gli incontri ravvicinati del terzo tipo”: chi sono i marziani? Pupo ed Emanuele Filiberto, in coppia per la canzone più brutta di questo primo atto,  la cui squalifica è segno che le coppie fatte a tavolino non funzionano più e i venti nostalgici del Belpaese monarchico soffiano in soffitta. Avrei tenuto Nino D’Angelo e Maria Nazionale per il sound pseudo folk – senza essere filopartneopeo – e mi sarei liberato volentieri dello zucchero filato dei Sonohra e Arisa. Il principe di “Amici”, Valerio Scanu, raggiunge la sufficienza, ma la sua canzone sembra una traduzione in italiano di un mieloso brano napoletano, fatto su misura per un neomelodico. Enrico Ruggeri, Toto Cutugno e Fabrizio Moro si autocitano e fanno autogoal, mentre si inizia a respirare con la satira spigolosa di Simone Cristicchi e l’inno istrionico di Povia, dedicato ad Emanuela Englaro (le polemiche sull’eutanasia lasciamole fuori dall’Ariston, per favore). Funziona Irene Fornaciari con i Nomadi perchè dietro Il mondo piange c’è lo zampino di papà, mentre si avviano in vetta gli energici  Irene Grandi, Marco Mengoni e Noemi. In alto al momento c’è una sola ninfa, la cui voce è sospesa tra cielo e terra con la delicata Ricomincio da qui: Malika Ayane.  E’ ancora troppo presto per parlare, perchè la giuria sanremese ci riserva brutte sorprese. Stiamo a vedere, tanto la vera regina della prima serata è stata Susan Boyle, la migliore invenzione di un talent show!

Noemi Letizia, nuova “velina” del reality del Belpaese

noemi-letizia150Fino a qualche mese fa quando si digitava il nome “Noemi” su Google, veniva fuori la vincitrice morale di X Factor: Veronica Scopelliti in arte Noemi. Certo che se la brava vocalist del talent show di Raidue avesse saputo cosa sarebbe accaduto da lì a poco, forse avrebbe optato per un altro nome d’arte. Il nome di Noemi è finito sulla bocca di mezza Italia, ma riferendosi a Noemi Letizia, la pupilla di Silvio Berlusconi che ha scatenato un vera e propria bufera. Se ne sono dette di tutti i colori in rete e la pagina di Facebook “Berlusconi rispondi!” ha già superato i 65.000 iscritti : è figlia naturale del Premier o è un’altra delle solite infatuazioni, colpevoli di aver messo fine al matrimonio con Lady Veronica? Inoltre, pare che l’ex ragazzo di Noemi abbia rivelato notizie scottanti al quotidiano La Repubblica, che hanno fatto inviperire la famiglia.  Mentre l’Italia continua a star dietro a questo gossip gigante, io mi chiedo: perché sprecare pagine intere di giornali con foto ed interviste dedicate a Noemi Letizia? Per vendere qualche copia in più o far finta che sia tutto un complotto per spodestare re Silvio dal suo trono? E poi fanno bene a prenderci per culo all’estero, perché in procinto di nuove elezioni politiche il Belpaese si distrare volentieri sulla gobba dell’inciucio!

Briciole, la rivincita di Noemi

noemi2150Diciamoci le cose come stanno. Simona Ventura continua a giocare all’incompetenza musicale e, nella semifinale di X Factor, butta fuori Daniele Magro. Jury continua a fare figuracce e riesce a spuntarla per la finale del talent show di Raidue. Tuttavia, a mettere in ombra gli altri c’è Noemi, “imgiustamente squalificata”, che a inizio puntata ha cantato da ospite il nuovo singolo Briciole. Non c’è bisogno di attendere il primo album (in uscita il 24 aprile) nè guardare i dati di iTunes (Briciole è il pezzo più scaricato!) per capire che la ragazza ha stoffa ed è migliorata tecnicamente. A parte la mia cottarella iniziale per i Farias, io continuo a sostenere Noemi e The Bastard sons of Dioniso. La band dell’Alta Valsugana ci ha regalato una bella cover di Elvis e sono convinto che dal vivo farà furore! Piccolo appunto: ho apprezzato la jam session all’Alcatraz di Milano per aiutare i terremotati dell’Abruzzo. La sarabanda di X Factor – in rete circolano alcuni spezzoni del concerto – è riuscita a trasmettere entusiasmo e solidarietà. Adesso aspettiamo la finale, sperando di non avere brutte sorprese. Che lo scettro sia dei Bastard e Noemi assapori  il successo di Giusy Ferreri!

X Factor, ripescate Noemi e buttate fuori Jury!

jury150Qualche tempo ha ho scritto un post in cui criticavo Noemi per l’interpretazione di “La costruzione di un amore” di Fossati. Questo non significava che la sua voce non fosse interessante. Continuo a tifare per i Bastardi (ho la febbre da marketing musicale!), ma ho trovato un’ingiustizia l’esclusione di Noemi da X Factor. Piuttosto è Jury che dovrebbe tornarse a casa: non sa cantare in italiano (quando inizia un corso di dizione?), predilige un repertorio straniero ed è stato allenato da un trainer che di musica non ne capisce niente: Simona Ventura.  L’unica osservazione utile della Ventura riguarda il nostro panorama radiofonico, che nell’ultimo decennio ha dato poco spazio alla canzone italiana. Morgan ha ragione quando dice che chi vuole fare questo mestiere deve essere curioso verso ogni artista ed ogni genere, di ogni età e di qualsiasi generazione. Questo vale anche per chi come noi sta dall’altra parte della barricata, altrimenti finiamo per mettere assieme patate e caramelle. L’interpretazione “poco baglionana” di Jury di Amore Bello non serve a far cantar vittoria e Noemi non può essere penalizzata perché nelle ultime performance non era in gran forma. Bisognerebbe un attimo guardare indietro. Nelle passate puntate Noemi è stata agevolata dal fatto di aver avuto un repertorio a suo favore (Albachiara di Vasco ad esempio), ma è migliorata dal punto di vista tecnico. Per fortuna esiste l’altra parte della medaglia. I vincitori sono spesso  ” numeri uno mancati” e il tempo ci darà ragione!

X Factor, i Farias vincitori morali del talent show!

farias150Accade sempre così facendo zapping. Poche volte  sbuca qualcosa di buono dal tubo catodico, ma non dura il tempo che vorremmo. X Factor dice no a i Farias e li sbatte fuori dalla competition musicale dopo l’esibizione di “Africa”  e uno splendido remake musicale di “Samarcanda” del professor Vecchioni. I fratelli della Patagonia vanno a casa, ma si contraddistinguono per la semplicità, il coordinamento vocale e l’umiltà artistica, valore raro di questi tempi. Mi chiedo se Matteo sia un cantante o un imitatore, dopo aver evocato alla perfezione la voce di Christopher Cross nella sua interpretazione di Arthur’s theme. Bella rivincita di Noemi per vocalità e interpretazione, buoni auspici per la band dei Bastard sons of Dioniso: sono loro quelli più appetibili dal punto di vista discografico e, secondo me, funzioneranno bene anche dal vivo. Un consiglio spassionato per Michele, Federico e Jacopo: per favore lasciate fuori i Beatles dal vostro repertorio! E Daniele? Si misura con Honesty di Billy Joel, ma i Farias emozionano di più con “Quando nasce un amore”. Speriamo che i quattro fratelli argentini non scompaiano dalla circolazione. Ascoltarli ancora mi metterebbe di buon umore e mi toglierebbe di dosso “la motivata incazzatura” per il trash galoppante della tv generalista dei giorni nostri.

X Factor: Noemi e la peggiore “costruzione di un amore”

noemi-x-factor1501Qualche domenica fa ho incrociato Morgan al concerto milanese di Ivano Fossati. Mi stupisce come il severo giudice di X Factor non abbia storto il naso dopo l’esibizione di Noemi in un cavallo di battaglia di Fossati: La costruzione di un amore. Noemi non mi ha convinto mai. A questo punto sarebbe stato meglio tenersi Andrea, invece di liquidarlo col contentino di  essere pronto per un disco e risultare appetibile per il mercato discografico. La costruzione di un amore è una perla della musica italiana, complicata e pericolosa da eseguire. Noemi si è adagiata improvvisando troppo, calibrando così poco la  voce da apparire come “una debuttante allo sbaraglio”. Ho sbagliato canale o ero sintonizzato su La Corrida di Gerry Scotti? E poi dove la mettiamo quella inutile rincorsa vocale alla fine della performance? Credo che Noemi dovrebbe chiedere a Morgan di intermediare per una seduta con Ivano Fossati. Il cantautore genovese potrebbe darle qualche saggio consiglio su quella canzone. Tuttavia, penso che Noemi sia uscita fuori pista perché non ha letto il testo con attenzione, perdendo per strada  il midollo del significato. Tutta colpa del fattore X?