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Je suis Charlie Hebdo: la libertà di una matita vale quanto quella di una penna

Rosario PipoloC’è un senso di sdegno e sgomento che ci fa sentire improvvisamente tutti francesi. L’attentato alla redazione del giornale satirico d’oltralpe Charlie Hebdo è stato disegnato significativamente in questa splendida vignetta di Philippe Geluck.

Partiamo da una digressione storica. La satira è stata sempre una spina nel fianco in un regime dittatoriale così come in una democrazia. Quando negli anni passati la matita del nostro Forattini fu improvvisamente messa alla gogna dall’editoria italiana per uno sgarro al politicante di turno, il disegnatore romano sottolineò: “La sinistra non accetta la satira quando le è rivolta contro”.

Questo per dire che la satira è pungolo per chiunque, per qualsiasi organizzazione, politica e non. Figuriamoci poi per terroristi ed estremisti.
Nel centro commerciale dei social network, tra gli scaffali delle banalità, ho letto pure di chi insinuava che Charb, il direttore di Charlie Hebdo, aveva calcato la mano e se l’era cercata.

Mettiamo in chiaro che la libertà della matita di un disegnatore vale quanto quella della penna di un giornalista. Se d’altro canto volessimo andare ad intercettare tutti i fiumi di inchiostro omofobi, razzisti e guerrafondai, dovremmo aspettarci “bombaroli” in azione in ogni angolo del mondo.

La libertà di pensiero, messa nera su bianco, non si riduce banalmente ad essere solo un capisaldo di civiltà e democrazia ma è la molla che fa anche della “satira più spietata” il territorio fertile di denucia, attribuendo al perimetro di un foglio bianco lo spazio di una una rivolta senza sciabola ma a matita.

La violenza e l’integralismo si sconfiggono con intelligenza. Meglio stare alla larga dall’imprudenza estremista di Madame Le Pen che vorrebbe, attraverso la pena di morte, riportare la Francia al terrore della ghigliottina, o dalla flemma di Monsieur Hollande che dovrebbe fornire ai francesi spiegazioni su come, in termini di sicurezza, si poteva evitare questa strage.

Le due matite al posto delle torri gemelle di Geluck lasciano spigoli di riflessione a chi come me ha scelto di inserire nel proprio picprofile l’urlo solidale Je suis Charlie, doloroso hashtag su Twitter che ci porteremo appresso nel corso di questo 2015 e orribile sequenza di un film mai girato da Claude Chabrol sul massacro di un gruppo di intellettuali che, con le loro matite e le loro vite, hanno difeso dal bavaglio la storia della satira francese. La strage di Parigi è una cicatrice che la Quinta Repubblica francese non rimarginerà così come sarà per la politica di Hollande, il più flaccido inquilino all’Eliseo. 

Quelli che il calcio: Voglio la Minetti “finta” tutta per me!

I gusti sono gusti ed io voglio la Minetti, quella “finta”, tutta per me. Una ventata di freschezza, visto che le previsioni del prossimo palinsesto autunnale ci porteranno verso la noia e ripetitività. L’imitazione di Virginia Raffaele, nei panni della consigliera regionale nella puntata di domenica di Quelli che il calcio, ha già bucato lo schermo e tutti i social. Da Facebook a Twitter non si fa che prolungare uno sfottò che è stato messo in piedi a regola d’arte.

Per quale motivo la Nicole Minetti della Raffaele, così perfetta nel modo di muoversi, di parlare, di stemperare il teatrino della politica del Belpaese, dovrebbe meritarsi delle sculacciate? Ci siamo lasciati alle spalle da vent’anni la censura televisiva della Balena bianca, ma c’è ancora chi affossa il pensiero sotto il tappeto della Prima Repubblica: un siparietto di satira sgargiante usato per fare campagna elettorale.

Macché, con tutto quello che stanno passando, gli italiani sarebbero così fessi da farsi infinocchiare da un siparietto televisivo? Anzi, se avessero dato retta alla satira “preventiva” della tv degli ultimi trent’anni, anni luce dietro dal tormentone del bunga-bunga, forse la nostra storia repubblicana avrebbe preso tutt’altra direzione. Ahimé, ridiamo per non piangere, perchè il teatrino purtroppo è fuori lo schermo. Ed è quello che dovremmo “censurare”, per non apparire agli occhi dei nostri figli i bamboccioni che alle urne ci cascano sempre.

Il siparietto di Virginia Raffaele a “Quelli che il calcio”

Satira in tv, Parla con me!

Sono diversi anni che faccio a cazzotti con i palinsesti della tv generalista. Rai o Mediaset non si salva nessuno. Quale sarebbe l’alternativa? Pagare un abbonamento a Sky? Non ci penso proprio! Appresa in serata la notizia dell’ingiusto cambio di direzione di Rai Tre – via Paolo Ruffini e dentro Antonio Di Bella – ho fatto zapping sulla terza rete e mi sono trovato  nel salotto di Parla con me! Ho capito che Serena Dandini era una grande professionista, partecipando una decina di anni fa ad una registrazione del mitico Pippo Chennedy Show.  La satira by night non tiene più svegli neanche i nottambuli, perchè si vedono sempre le stesse cose. Parla con me è una piccola oasi di cui non dovremmo fare a meno: Dario Vergassola è convincente persino quando gioca a fare il “leccaculo” con il neo direttore generale, mentre Neri Marcorè è ineguagliabile nell’imitazione dell’avvocato Ghedini. Mai una sbavatura, mai una punta di volgarità. E poi finalmente la satira torna ad essere educativa:  ogni minuto in Italia se ne combina una, ma a causa dei bombardamenti delle notizie è difficile capire qualcosa. Io vorrei tornare a dialogare con l’emisfero politico e istituzionale del Belpaese. La satira in tv fatta bene può aiutarmi, così come una rete televisiva che investa su proposte innovative e sensate. E speriamo che Raitre resti tale, anche sotto il nuovo regime Di Bella.   

Terremoto in Abruzzo, tutta colpa di una vignetta di Vauro?

vauro150La scomunica del vignettista Vauro Senesi dalla trasmissione Annozero non servirà né a lenire ferite né ad aiutare chi è rimasto senza tetto. Sono deluso dal questo teatrino televisivo all’italiana, da un professionista come Michele Santoro che continua a fare la vittima di una “dittatura persistente”. La libertà di satira è un sacrosanto diritto, ma per me quella caricatura sull’aumento delle cubature dei cimiteri si poteva evitare. Il terremoto dell’Abruzzo ha riunito l’Italia per pochi giorni, ma adesso ognuno è tornato al suo destino: o sei di Destra o sei di Sinistra, e non c’è via di scampo. Appena esprimi un’opinione finisci nel calderone. Che lo spettatore torni ad avere il diritto di contestare perché c’è anche chi quella vignetta non l’ha mandata giù. Il problema è un altro: è necessaro trasformare tutto in un caso politico? Vauro è comunque un artista e un creativo che merita rispetto per il suo lavoro. A me sono piaciute due caricature: “Gli sciaccalli si aggirano tra le macerie, i lupi invece aspettano gli appalti delle ricostruzioni!” e “Si poteva prevenire? Pare fossero troppo impegnati a prevenire quello della Borsa”.  Censurare non è una soluzione spicciola e approssimata? Al di là della “vignetta offensiva”, qui quello da censurare è Bruno Vespa con il suo piagnucolio da chierichetto: il patron di Porta a Porta dovrebbe rileggere la sua scheda nella Garzantina della Televisione curata da Aldo Grasso!