Viaggio di 48 ore con Paul McCartney, dentro piccole storie tra Bologna e Milano
Esiste una maniera per riscattare il cliché del fan? Dopo 23 anni di flirt con Paul McCartney, ho deciso di trascorrere 48 ore con lui, facendo un mini viaggio a ridosso dei due concerti italiani: Bologna e Milano. Mi sentivo uno “studentello” senza né arte né parte, travestito da bagarino per acquistare il biglietto ad un prezzo stracciato. Al gelo e all’umidità la trattativa è andata a buon fine e sabato sera è stato memorabile.
Il primo comandamento del fan recitava che avrei dovuto appostarmi sotto lo scintillante hotel per braccare l’ex-Beatles. Piuttosto ero nel pieno della notte a raccogliere storie di ragazzi – molti venivano da Calabria e Sicilia – che avevano bruciato i loro risparmi per essere al concerto di Bologna. Sentivo assottigliarsi lo stacco generazionale, così come la distanza geografica tra me e due studenti kosovari. Abbiamo condiviso il mio viaggio nei Balcani, i sogni rattrappiti delle vecchie e nuove generazioni dell’ex Jugoslavia, mischiati alle canzoni dei Beatles e McCartney. Non so se sul “il giradischi di Tito” girassero Yesterday e Band on the Run, ma Virtyt e Arber le conoscevano bene. Ci siamo lasciati con un patto, ripassando certe canzoni del concerto: impariamo a conoscerci sempre meglio, perché le follie dittatoriali e le cortine di ferro del passato ci hanno impedito di spartirci le nostre bellezze reciproche.
Notte insonne lungo questa Long and Winding Road. A far da guastafeste c’erano le Ferrovie e lo sciopero, con l’arroganza dei capotreni che volevano il supplemento per il cambio di treno, nonostante i disagi. Viaggio all’alba singhiozzante come in un film censurato tra Modena e Piacenza. Canticchiavo Eleonor Rigby e il caso calcava la mano sulle umane solitudini. In un bar piacentino osservavo un anziano pensionato: ha offerto un caffè ad una zingara e alla figlia. Avrebbe investito la sua pensione da 700 euro in cambio del matrimonio con la ragazza. Le due donne si sono guardate negli occhi e si sono fatte due conti in tasca. Intanto sul mio smartphone è sbucato un sms su cui era scritto: “Buongiorno, amore mio. Dove sei?”. Sentivo la voce di Paul che cantava All My Loving e ripetevo sottovoce che l’amore non si baratta, non si vende, ma accade quando c’è qualcuno che si preoccupa per te.
Ancora disagi e poi l’arrivo a Milano. Il tempo di fare una doccia e mettere qualcosa sotto i denti prima di un altro tentativo impavido: bissare il concerto al Forum di Assago. C’era nebbia fitta, sembrava di essere finiti in un racconto di Herman Hesse. I bagarini facevano affari d’oro, ma non mi arrendevo. Chi cerca, trova. Ancora un biglietto “svenduto”, ero dentro di nuovo, ho bissato il concerto e si è chiuso il viaggio.
McCartney non l’ho conosciuto neanche questa volta, ma l’ho ritrovato negli sguardi di sbieco dell’Italietta di provincia e nelle amarezze dell’Est Europeo. Fuori le canzoni ci sono ancora storie da ascoltare. Basta affacciarsi.
alessandro
Pensare che da ragazzo mi parlavi dei tuoi Beatles e di questo Paul McCartney ! Se non ricordo male, nel 1989, il tuo primo concerto per Paul, eri tornato da FAN, con i nostri e i miei sedicianni e quelle cassette o Dischi, noi sempre preoccupati di pulire le testine ! Allora non m i piaceva tanto il Paul, anche se apprezzavo le sue melodie, comunque quando ero a casa tua mi dovevo, con piacere, ascoltare qualche track che arrivava da Londra, e immaginarti camminare sulle strisce pedonali di Abbey Road.