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Marrazzo, tutta colpa di un trans?

Piero Marrazzo

Rosario PipoloMi hanno detto che a Brescia città un muro imbrattato recita: “Le escort alla destra, i culi alla sinistra”. La seconda parte dello slogan fa riferimento al gossip che ha inquietato il Belpaese lo scorso weekend: le dimissioni di Piero Marrazzo da Presidente della Regione Lazio a causa di un video che lo ritrae in mutande con un transessuale. Nella vita privata ognuno può fare quello che vuole a patto che non metta a repentaglio la libertà degli altri. Nei miei ricordi il nome di Marazzo non è legato all’emisfero politico, ma a quello del giornalismo, nella figura di un bravo professionista anche al servizio del sociale. Pardon, non per essere bacchettone, ma inorridisco all’idea di finire sotto le lenzuola con un trans. Mai dire mai direbbero i più audaci: la moda di essere cocainomani cronici o puttanieri d’assalto è carta straccia. “Le fesserie” o “le debolezze” si sono incamminate in altri sentieri, oltre certi confini che spesso ci spiazzano. Sì, la vicenda Marrazzo mi ha spiazzato davvero. Non voglio né puntare il dito nè fare il falso moralista e preferisco fare un passo indietro fermandomi all’uomo. A quell’uomo che si è sentito crollare il mondo addosso e, rincasando, ha dovuto delle spiegazioni alla moglie e alla sua bambina. Dal punto di vista umano mi sono pentito di averlo giudicato come ha fatto la maggior parte degli italiani.  Ci vuole più coraggio ad ammettere le proprie debolezze che a nascondersi dietro alla maschera esibizionista del Don Giovanni di turno. Preoccupiamoci piuttosto dei ricattatori che hanno mortificato il valore della “divisa” e dei colleghi che ogni giorno rischiano la vita nelle guerriglie metropolitane.  E se questo fosse un complotto a ripetizione, chi sarà il prossimo?

Dove sono gli 007 come John Sawers? In mutande su Facebook…

bondblog

Rosario PipoloChissà se James Bond, ai tempi di Sean Connery, si sarebbe fatto incastrare dei social network, tra la fame del gossip e il motto dei curiosi della rete che sbandierano: “Perchè dovremmo farci i cazzi nostri?”. La moglie di un agente britannico ha peccato di ingenuità, mettendo a repentaglio la carriera di suo marito. Nel centro del mirino c’è John Sawers, capo supremo degli 007, che adesso potrebbe vedersi tagliato fuori dalla sua superpagata posizione lavorativa: Sua Maestà si è arrabbiata perché la sicurezza britannica è in pericolo. Mettiamoci un pizzico della nostra immaginazione. “Dove è Sawers?”, avrà esclamato dal suo trono.  “Maestà, non abbiamo sue notizie da qualche giorno. Qualcuno giura di averlo visto giocare a frisbee su Facebook”. Infatti, la signora Sawers ha pubblicato alcune foto imbarazzanti del suo uomo. Un agente segreto vestito da Babbo Natale ci può stare, ma “in mutande” no. Non ne va dell’orgoglio cazzimmoso degli inglesi? E adesso chi glielo dice a Sua Maestà che un altro simbolo del Regno Unito si è “sputtanato” per sempre?

Battibecco all’italiana, si salvi chi può!

blog150Si salvi chi può da questo vortice mediatico che trasforma politici in orchi da minorenni. Chi se ne frega di votazioni, di cosa ne sarà dell’Italia alle prossime Europee o degli sbalzi d’umore della Corea del Nord. L’importante è ficcare il naso nel cortile e vedere che aria tira: due direttori di giornale che si azzuffano in tv sul gossip politico-pubblico-familiare del momento, dimenticando che qui nessuno è santo e che l’Italia dell’editoria è fatta di “padrini” e “padroni” senza eccezioni.  Si salvi chi può dai leader imprudenti che non pensano prima di parlare, offendendo e tirnado in ballo persino la figliolata dell’avversario politico.  E mentre una coppia di giornalisti italiani prosegue sulle vecchie orme di Woodward e Bernestein del Washington Post per innescare il “Watergate italiano”, il rebus del gossip si fa più complicato. Dopo il fidanzato, spunta “la zia” della dolce pupilla e l’intrigo diventa al gusto di soap opera. Ci sarà ancora qualcuno di buonsenso con il coraggio di distaccarsi da questa sceneggiata? Il gossip dilagante non serve a farci star meglio. Le nostre tasche sono sempre più vuote e all’estero continuano a ridere di noi.

Noemi Letizia, nuova “velina” del reality del Belpaese

noemi-letizia150Fino a qualche mese fa quando si digitava il nome “Noemi” su Google, veniva fuori la vincitrice morale di X Factor: Veronica Scopelliti in arte Noemi. Certo che se la brava vocalist del talent show di Raidue avesse saputo cosa sarebbe accaduto da lì a poco, forse avrebbe optato per un altro nome d’arte. Il nome di Noemi è finito sulla bocca di mezza Italia, ma riferendosi a Noemi Letizia, la pupilla di Silvio Berlusconi che ha scatenato un vera e propria bufera. Se ne sono dette di tutti i colori in rete e la pagina di Facebook “Berlusconi rispondi!” ha già superato i 65.000 iscritti : è figlia naturale del Premier o è un’altra delle solite infatuazioni, colpevoli di aver messo fine al matrimonio con Lady Veronica? Inoltre, pare che l’ex ragazzo di Noemi abbia rivelato notizie scottanti al quotidiano La Repubblica, che hanno fatto inviperire la famiglia.  Mentre l’Italia continua a star dietro a questo gossip gigante, io mi chiedo: perché sprecare pagine intere di giornali con foto ed interviste dedicate a Noemi Letizia? Per vendere qualche copia in più o far finta che sia tutto un complotto per spodestare re Silvio dal suo trono? E poi fanno bene a prenderci per culo all’estero, perché in procinto di nuove elezioni politiche il Belpaese si distrare volentieri sulla gobba dell’inciucio!

Silvio e Veronica, trappola mediatica?

silvio150Il reality trasloca dalla casa del Grande Fratello nella tenuta di Arcore. Veronica Lario annuncia il divorzio da Silvio Berlusconi e tutti i media stanno al gioco, persino i siti web stranieri. E questa volta non si tratta di un anonimo vicino della porta accanta né di un capriccioso gossip per vendere qualche copia in più dei giornali: al centro della tormenta c’è il Premier e la sua first Lady in una nuova tornada di campagna elettorale. I panni sporchi si lavano in famiglia e i più saggi preferirebbero che le questioni private restassero tali. Senza entrare nel mertito del romanzetto rosa che va avanti da mesi – dalla Carfagna al caso Noemi – mi concedo una considerazione.  Leggo in un articolo del Corriere.it l’affermazione “Non esageri, presidente, Repubblica e Stam­pa hanno fatto semplicemente il loro lavoro”. Io farei un passo indietro a cavallo delle notizie di inciucio da salotto di due prestigiosi quotidiani italiani. A quel 31 gennaio del 2007, data in cui Repubblica decise di pubblicare un lettera di Veronica Lario dal titolo  “Mio marito mi deve pubbliche scuse”. E forse qui ad essere indignati dovremmo essere “noi lettori” nei confronti di un direttore di testata che ha accartocciato il giornalismo in una pattumiera da reality show. Sia o no una trappola mediatica, la love story di Silvio e Veronica ha il sacrosanto diritto di vedere  in privato la fine dei suoi giorni!